Si salvi chi può, torna Sanremo

Si salvi chi può, torna Sanremo
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Allacciate le cinture. Il 18 febbraio torna il Festival di Sanremo e noi saremo ancora qui a leggere le cronache, ad orecchiare le canzoni, a dibattere sui look delle primedonne, ad aspettare l’immancabile scandaletto in diretta. Anche quest’anno finiremo per inciampare su Sanremo. Senza volerlo, per un riflesso condizionato, perché tutti gli altri ne parlano. Ma la telegara canora non rappresenta più il Paese come una volta. Non certo sul piano musicale: le nuove voci ormai vengono fuori dai talent show che sono mille volte più divertenti e sorprendenti della “messa cantata” che si celebra nel teatro Ariston. Meno che mai il festivalone è uno specchio del costume nazionale: qualcuno ha mai sentito parlare dei social network? E quando leggo che le canzoni in concorso quest’anno parlano tutte invariabilmente d’amore, mi cascano le braccia. Nuove idee? Spunti meno banali? Ma mi faccia il piacere, direbbe l'insuperabile Totò. Il tormentone Sanremo è duro a morire. Ma forse è venuto il momento di rompere il sortilegio con l’unica arma che abbiamo: il telecomando. Possiamo cominciare ad usarlo per guardare oltre, scoprire altro e archiviare senza drammi un rito che ha fatto il suo tempo. Vi propongo un piccolo test: qualcuno ricorda i vincitori delle ultime cinque edizioni senza andare a smanettare su google? Se la risposta è no, vuol dire che è proprio ora di voltare pagina.
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Il Messaggero