Rugby World Cup, in trappola a Londra come sul Raccordo

Rugby World Cup, in trappola a Londra come sul Raccordo
LONDRA -  Intrappolati come sul Raccordo; stretti uno...

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LONDRA -  Intrappolati come sul Raccordo; stretti uno all’altro come sulla linea A; soffocati come sul bus per Termini; prigionieri di un taxista (disorientato, a essere ingenui) come in via Giolitti: ah, che soddisfazione, che orgoglio il gigantesco ingorgo che ha funestato il dopo partita a Twickenham, alle porte (eleganti) di Londra. Gli ottantamila spettatori di Inghilterra-Fiji, match di apertura dei Mondiali di rugby, e almeno altri 20mila addetti ai lavori compresi i giornalisti, sono restati ingabbiati in viuzze che non si chiamano vicoli perché qui sono tutte villette a due piani. Sono restati senza ossigeno davanti alla stazioncina di Twickenham che, insieme ai delicati panorami di Richmond percorsi dal Tamigi, compare in centinaia di stampe ottocentesche. Ora, dopo il successo delle Olimpiadi di appena tre anni fa, non si può certo accusare Londra di non sapere organizzare i grandi eventi sportivi, ma certo quello che è accaduto venerdì sera continuerà a lungo a innescare polemiche chiamando in causa il sindaco Marino, pardon, Johnson. E’ capitato che un uomo sia caduto sul terzo binario alle 23.20, ovvero 20 minuti dopo la fine della partita che aveva riempito lo stadione della federazione inglese. Dal 1907, particolare non proprio secondario perché da 108 anni il rito del rugby si ripete con i match del Quattro/Cinque/Sei Nazioni e dal 1991, della Coppa del Mondo: il 90 e altro per cento degli spettatori arriva in metro fino a Richmond, poi prende il treno per Twickenham dopo di che resta poco più di un chilometro e mezzo di amena passeggiata. Un inferno, è diventato quel percorso, quando la stazioncina è stata chiusa e sono state interrotte le corse del treni in entrambi i sensi per soccorrere l’uomo, che non è risultato in pericolo di vita. Epperò, per tirare su quel poveraccio, sono evidentemente servite ore con il risultato che decine di migliaia di persone si sono via via strette all’inverosimile (e con un mucchio di bambini anche piccoli perché al rugby si va con tutta la famiglia) in pochi metri quadrati dalla stazione fino a risalire allo stadio. Bloccati o costretti ad andatura da lumaca i pochi autobus, introvabili i taxi se non dopo un’ora di attesa con relativa marcia nella notte per allontanarsi dalla zona congestionata. Per finire comunque nelle grinfie di un tassista esagitato che non trovava l’hotel a Guildford nemmeno con l’indirizzo digitato sul navigatore. Per qualche ora Londra come Roma, che soddisfazione

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Il Messaggero