La resilienza dei romani verrà certamente citata nei prossimi decenni nei libri di psicologia. Dicesi "resilienza" la "capacità di sostenere gli urti...
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Chiedere ai romani di essere adattabili è come chiedere a un gatto di saltare, a un pesce di nuotare e a Mark Zuckerberg di spiegare come funziona la privacy su Facebook senza, di fatto, dire nulla.
I romani si adattano alle buche memorizzando le voragini del percorso da fare per andare a lavoro, sborsando centinaia di euro l'anno per riparare gomme polverizzate dai crateri. Organizzano petizioni per chiedere di riparare buche secolari, gettano catrame su quelle più pericolose. Si sono adattati anche a Natale: addobbando le buche più storiche. Ed ecco comparire su gruppi Facebook e su Twitter le foto delle buche impreziosiste da alberelli e presepi.
I romani si adattano anche ai sacchetti di immondizia non raccolti, addobbando i cassonetti augurandogli un futuro migliore. Si sono adattati alla sporcizia in strada che spesso ripuliscono da soli.
Si adattano anche all'erba alta, organizzano retake a cui partecipano i bambini che vengono premiati incontrando Babbo Natale.
Un sguardo sui social network durante le festività restituisce l'immagine di una città vissuta con resilienza ma anche con ironia dai romani. Ma viene un dubbio: la resilienza dei romani, è resistenza o sopravvivenza?
(foto tratte dai gruppi Facebook Comitato di quartiere Torre Spaccata, Comitato di quartiere Torpignattara, Noi del Prenestino Labicano, Appio-Tuscolano IX)
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Il Messaggero