Addio a Massimo Di Forti il cronista della bellezza

Addio a Massimo Di Forti il cronista della bellezza
Massimo Di Forti era capace di contagiare chiunque con le sue passioni contagiose, per temi alti e difficili che ad altri sarebbero parsi indigesti. Per decenni ha popolato le...

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Massimo Di Forti era capace di contagiare chiunque con le sue passioni contagiose, per temi alti e difficili che ad altri sarebbero parsi indigesti. Per decenni ha popolato le nostre pagine culturali. Non è facile accettare che non ci sia più, che non possa più scrivere i suoi pezzi pirotecnici e puntuali. Ogni volta, annunciava “colpacci” irripetibili. Come l’ultimo articolo su Christo, e la sua passerella gialla sul Lago d’Iseo.


O le interviste a personaggi stratosferici del calibro di Carlo Rubbia o Stephen Hawking; le interviste chilometriche a Jane Goodall, o alle grandi modelle del passato. Era sempre la bellezza, il suo obiettivo. Che si trattasse di leggiadria della mente, o del corpo, per lui faceva lo stesso. Tutto, alla fine, finiva in pagina con grandi effetti speciali. Lo incontravi, spesso, vicino al giornale, elegantissimo, con la sua inseparabile valigetta nera. Ci teneva il computer portatile, diceva. Non si sa mai, spiegava, “potreste sempre chiamarmi per chiedermi un pezzo all’ultimo momento”. E tante volte la telefonata arrivava davvero.

Lui era sempre pronto a scrivere, raramente si sottraeva. E se lo faceva era soltanto in casi veramente eccezionali. Come pochi giorni fa. Massimo aveva chiesto a un collega di intervistare una persona al suo posto, perché lui doveva partire e non avrebbe potuto farlo. Era un viaggio programmato, una partenza di routine. Ma quel collega ancora non si capacita del fatto che Massimo, il giorno dopo, è venuto improvvisamente a mancare. E che quel pezzo su uno scultore italiano era come se l’avesse scritto Di Forti per interposta persona. Era in qualche modo, il suo testamento. Il pezzo è finito in pagina. Ma sembra impossibile che non l’abbia scritto lui.

Lunedì 18 lo ricorderemo, alle 11 di mattina, nella chiesa di San Lorenzo in Lucina.
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Il Messaggero