Psy da Gangnam a Gentleman, quando il tormentone è "virale"

Psy da Gangnam a Gentleman, quando il tormentone è "virale"
Prima o poi, mi dicevo da qualche giorno, dovrò decidermi a ragionare...

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Prima o poi, mi dicevo da qualche giorno, dovrò decidermi a ragionare sul fenomeno Psy. Eccomi qui. Per i pochi che ancora non lo sapessero, Psy è il rapper sudcoreano che ha fatto il botto su internet: il video del suo brano “Gangnam Style” è stato visto da oltre un miliardo e mezzo di persone (avete letto bene: un miliardo e mezzo), record di tutti i tempi, diventando il tormentone musicale del 2012. Un paio di settimane fa il paffuto giovanotto che canta e balla mimando gesti da rodeo e dimenando il bacino ci ha riprovato e anche il nuovo pezzo “Gentleman” ha fatto volare il web: 38 milioni di clic il primo giorno e 360 milioni fino ad oggi. Come spiegare il successo planetario di Psy, al secolo Park Jae-sang, 35 anni e un patrimonio personale ormai incalcolabile? Le sue canzoni, orecchiabili e ballabili, prendono in giro gli eccessi dei nuovi ricchi dei quartieri chic di Seoul dove abbondano auto lussuose, abiti griffati e ristoranti a cinque stelle, dove chi ha i soldi va a cavallo e le ragazze incredibilmente s’indebitano per potersi permettere i costosissimi caffè della catena americana Starbuck. Ma bastano una satira all’acqua di rose, motivetti facili facili e coreografie elementari per scatenare l’entusiasmo del mondo intero? Perfino da parte di Obama, di Cameron e di un altro coreano illustre, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che ha accennato con il rapper le mosse della Gangnam Dance? Dietro il boom di Psy c’è innanzitutto il potere “virale” della rete, che moltiplica qualsiasi contenuto, anche il più insulso, in misura esponenziale. C’è poi la forza del nazionalismo sudcoreano, sostenuto con vigore dall’industria del pop. E c’è l’applauso degli americani: mentre Apple e Samsung se le danno di santa ragione per garantirsi il controllo mondiale del mercato tecnologico, mentre dalla Corea del Nord soffiano allarmanti venti di guerra, per gli Usa l’inoffensivo rapper che fa impazzire il web rappresenta una rassicurazione. Dimostra che in Estremo Oriente non ci sono solo nemici da combattere. E tutti a cantare e ballare, dimenticando per un attimo i veri problemi. A proposito, siete riusciti a non farvi contagiare dal tormentone Psy, a non cliccare i suoi video, magari canticchiando e ballando almeno una volta la Gangnam Dance? Io, accidenti, non ci sono riuscita.
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Il Messaggero