Pioggia, vento e Pierluigi

Pioggia, vento e Pierluigi
Diario dal Brasile, ventesimo giorno Vigilia di Italia-Uruguay, a Natal. Facile la battuta, ascoltata almeno una quindicina di volte in questo soggiorno brasileiro dai miei...

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Diario dal Brasile, ventesimo giorno
Vigilia di Italia-Uruguay, a Natal. Facile la battuta, ascoltata almeno una quindicina di volte in questo soggiorno brasileiro dai miei illuminati colleghi e non nascondo che almeno una volta (con questa sono due) è scappata anche a me: vigilia di Natal. Dopo venti gg no mi farebbe ridere nemmeno un film di Verdone, i primi girati però. La giornata trascorre in mezzo all'acquazzone, si gira per le strade allagate, una continua navigazione con taxi improbabili e taxinari deliranti che ti parlano solo in portoghese come se tu fossi di San Paolo. C'è un vento tipico "genovese" che ti sbatte addosso, troviamo rifugio nel media center dello stadio, dove si svolgono tutte le attività pre partita e il nostro lavoro: conferenze italiane e uruguayane, si vedono le partite. Qui dentro fa freddo come se fossimo al Polo. Davvero pare Natal(e). Dopo il lavoro, doccia veloce e cena piuttosto lenta. Il locale vicino all'albergo è pieno, soprattutto di italiani. Sembrava di stare alla pizzeria sotto casa. Non ne posso più della carne, il grido ormai ha varcato l'oceano ma resta inascoltato. Capatina a casa a azzurri, poi, lì vicino. C'è una festa, cantano i Negramaro. Un bel mecojoni non ci sta male. Che aspettavi di trovare, i Pink Floyd? Entriamo  e sul palco spicca un istrionico Pierluigi Pardo, il collega di Mediaset, con tutti i suoi 115 chili: canta, balla, intrattiene, come sempre. Se lo fa lui, perché non posso farlo io? Questo mi sono chiesto. Sì, mi sono risposto, potrei anche farlo. Però non lo faccio, pensa!!!  
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Il Messaggero