L'abbraccio che'Italia intera ha riservato a Fabrizio Frizzi, scomparso improvvisamente ad appena 60 anni, ci fa riflettere. Le code interminabili registrate alla camera...
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Un Paese che in Frizzi ha visto non soltanto un conduttore tv "dal volto umano", professionale e gentile, ma anche un simbolo di queli valori di cui c'è tanto bisogno e che sempre più spesso si rimpiangono: la correttezza, le meritocrazia, la generosità non ostentata, la discrezione come stile di vita, la semplicità.
Frizzi, uomo perbene, famosissimo eppure mai arrembante e meno che mai sfiorato dall'arroganza, ci ha ricordato che può esistere, ed esiste, l'alternativa alla tv "urlata", alla politica concepita come mero scontro di interessi, alla competizione spinta all'estremo, all'esibizionismo e alla volgarità che inesorabilmente dilagano nelle nostre vite.
Il dolore composto della moglie Carlotta che ha dato a occhi asciutti l'ultimo bacio al feretro, le lacrime a stento trattenute da Milly Carlucci, lo sguardo attonito di Bonolis, Pieraccioni a capo chino,il comico Max Tortora sull'orlo del pianto, la semplice ma toccante omelia pronunciata da Don Valter, il parroco della Chiesa degli Artisti incredibilmente somigliante a George Clooney, il dolore dei fan che consideravano il conduttore "uno di famiglia" hanno accompagnato Fabrizio nel suo ultimo viaggio. E hanno dato un messaggio importante al Paese, un messaggio di speranza: ci sono tanti Frizzi tra noi, se sappiamo e vogliamo riconoscerli. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero