Migranti, il paradosso della spesa che non può scendere

Migranti, il paradosso della spesa che non può scendere
Il governo ha annunciato di voler ridurre la spesa sostenuta in questi anni per l'accoglienza degli immigrati e in generale per la gestione del fenomeno. Ma a queli cifre fa...

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Il governo ha annunciato di voler ridurre la spesa sostenuta in questi anni per l'accoglienza degli immigrati e in generale per la gestione del fenomeno. Ma a queli cifre fa riferimento? In questi ultimi mesi le discussioni ed anche le polemiche pre e post elettorali si sono concentrate su due numeri:i famosi 35 euro al giorno a immigrato (di cui 2,5 all'interessato come pocket money) che rappresentano la spesa sostenuta nella rete Sprar gestita dai Comuni e in generale il tetto a disposizione delle prefetture, e i 4,3 miliardi stimati dal Ministero dell'Economia come esborso complessivo nel 2017.


Quest'ultima stima contenuta nel recente Documento di economia e finanza (Def) è accompagnata dalla previsione per il 2018, anno in cui la spesa dovrebbe crescere ad un valore compreso tra 4,6 e 5 miliardi. Viene indicato questo incremento pur in presenza di un forte ridimensionamento degli arrivi a partire dalla seconda metà dello scorso anno, perché il governo ritiene che il numero delle persone prese in carico dalla rete di accoglienza non sia destinato a diminuire con il calo degli sbarchi; anche a causa dei limitati ricollocamenti in altri Paesi europei.

Le stime finanziarie inserite nel Def non servono solo a fare i conti sul passato, ma hanno una funzione precisa: dimostrare all'Unione europea che in Italia la crisi dei migranti è un "evento eccezionale" e che quindi il nostro Paese ha diritto per questa via ad una dose di flessibilità di bilancio, limitata in verità, rispetto ai vincoli previsti dai Trattati. Si verifica un evento eccezionale, in base ai criteri europei, quando la spesa aumenta rispetto quella degli anni "normali". Per questo motivo le stime sono sempre state abbastanza larghe e appunto crescenti.

Cambiare subito strada preventivando uscite più basse vorrebbe quindi dire, almeno in sede contabile, che la crisi è finita. Esattamente quel che ha sostenuto il presidente francese Macron facendo però riferimento solo al numero degli arrivi.


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Il Messaggero