Ma Raffaella Carrà è proprio da rottamare?

Ma Raffaella Carrà è proprio da rottamare?
Il nuovo talent di Raffaella Carrà, “Forte forte forte”, è andato malissimo: gli ascolti sono stati molto bassi. Ma è andato ancora peggio sul piano delle critiche: lei, il...

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Il nuovo talent di Raffaella Carrà, “Forte forte forte”, è andato malissimo: gli ascolti sono stati molto bassi. Ma è andato ancora peggio sul piano delle critiche: lei, il monumento della televisione italiana, è stata letteralmente fatta a pezzi. E’ stato attaccato il suo abbigliamento da teen ager, messo in discussione il suo diritto di lavorare ancora a 71 anni, demolita la “megalomania” dello show e chi più ne ha più ne metta. E il senso di tutto era: Raffa, go home, lascia il campo a qualcun altro. E’ vero, lo show è brutto e soprattutto non porta nulla di nuovo in una tv a corto di idee che non la smette di ricalcare se stessa. Non so se l’avete visto. Ma con voi vorrei oggi discutere di un tema più ampio, che mi pare alla base delle critiche mosse a Raffa: è giusto o no che una vecchia gloria over 70 continui a lavorare? O sarebbe meglio che si mettesse in pensione per lasciare il posto ai giovani? Tornando al caso di Raffa, penso che dopo cinquant’anni di onorato servizio davanti alle telecamere potrebbe continuare a dare il suo contributo prezioso inventandosi un altro ruolo: come autrice (e ne sa sicuramente più di tanti pagatissimi “geni” della tv), dietro le quinte, come talent scout e chissà cos’altro. Il termine “rottamazione” va molto di moda.  E’ stato inaugurato dalla politica che, nella speranza di disincrostarsi da vecchi schemi, clientele e corruzione, invocava l’avvento del nuovo. Poi, come un imperativo, si è esteso a tutti i settori della nostra vita. Via i vecchi, dentro i giovani. Niente da eccepire, una società che accetta il ricambio ha tutto da guadagnare. Ma attenzione alle generalizzazioni: non tutto quello che è “vecchio” è negativo e non tutto il “nuovo” è migliore. Apro la discussione e aspetto di sapere come la pensate.
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Il Messaggero