La 'ndrangheta non compra solo in via Veneto

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Qualche mese fa, reduce da una sgradevole esperienza in un caffè' di via Veneto, vi avevo raccontato di come anche il piu'ingenuo residente nella capitale, fattosi un giro per i locali del centro, non potesse non giungere a una conclusione: la 'ndrangheta si era comprata Roma. Pensavo si fosse comprata i bar e i ristoranti. Pensavo che gia' questo fosse un disastro per la legaliita', naturalmente, e, incidentalmente, per il turismo romano, perche' ne' la preparazione del personale (spesso importato direttamente dalla Calabria, cosi da risultare piu' controllabile) ne'la qualita'di cibi e servizi erano tali da farsi apprezzare. Scrivevo di dettagli. E infatti. Sotto la crosta dei locali di via Veneto, molti e piu' ramificati rapporti s'erano costruiti, negli anni. La 'ndrangheta si e'comprata corpi e anime, non solo muri. Secondo quanto emerge dalle indagini dei carabinieri, il titolare della cooperativa "29 giugno", Salvatore Buzzi, tanto apprezzato da tutta la sinistra romana quanto da Carminati e dai suoi amici di destra, avrebbe lavorato con Giovanni Campenni', imprenditore di riferimento della cosca Mancuso. C'era, dicono i carabinieri, un "rapporto sinallagmatico" tra le cooperative controllate da Mafia Capitale e la 'ndrangheta. Poi, la sera, andavano tutti ad avvelenarsi in via Veneto. Questo scrivevo qualche mese fa: "Nella capitale di un grande paese europeo, carico di storia e di bellezza, nella strada piu' nota al turista middle class americano (ma forse perfino russo o orientale), vi viene servito un prosecco scadente, accompagnato dai seguenti stuzzichini: due grissini ammuffiti avvolti nella mortadella ghiacciata, grigiastri vegetali non meglio identificati (funghi?melanzane?), farciti in modo dubbio, due vol-au-vent che un primo prudente assaggio consiglia di abbandonare se non si vuole finire al pronto soccorso. Gli stuzzichini di un aperitivo sono il biglietto da visita di un locale che si propone come cocktail bar. Come direbbe monsieur deLa Palisse, meglio pochi, freschi, croccanti che tanti, ammuffiti, respingenti all'occhio e al palato. Ecco, a Roma, in via Veneto (ma purtroppo non solo li'), vi servono cose che anche il gatto di strada rifiuterebbe. Come mai? Un'ipotesi (sottolineo: un'ipotesi) coincide con i tanti articoli letti sul Messaggero e non solo, con la denuncia della radicale Rita Bernardini e con le inchieste giudiziarie che ogni tanto portano al sequestro di bar e ristoranti, in via Veneto e nel centro della capitale. A Roma tutti sanno (e tutti fanno finta di non sapere) che bar e ristoranti sono terreno di conquista della 'ndrangheta. Dettaglio apparentemente frivolo ma, si vedra', frivolo per poco. Direte: con tutti i danni che derivano all'Italia dalle infiltrazioni ndranghetiste, camorriste e mafiose, nella politica e nell'economia, dobbiamo preoccuparci degli stuzzichini ammuffiti? E'un dettaglio, ma conviene esserne edotti. Il danno riguardera', e gia' riguarda, tutti noi. Non solo la criminalita' organizzata allontana tutti gli investimenti internazionali. Allontanera' a breve anche i turisti".
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Il Messaggero