L'uscita di scena di Lizzani: come Monicelli, grande uomo di una volta

L'uscita di scena di Lizzani: come Monicelli, grande uomo di una volta
Il suicidio di Carlo Lizzani lascia sgomenti. E non soltanto perché ricalca drammaticamente, nelle sue modalità, la morte di un altro maestro del cinema italiano: Mario...

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Il suicidio di Carlo Lizzani lascia sgomenti. E non soltanto perché ricalca drammaticamente, nelle sue modalità, la morte di un altro maestro del cinema italiano: Mario Monicelli che nel 2010, a 95 anni, si lanciò dal balcone dell’ospedale. La morte inaspettata di Lizzani lascia sgomento non soltanto chi amava i suoi film sulla storia italiana del Novecento. Ma anche chi, come me, conosceva il regista personalmente e aveva imparato ad ammirarne la coerenza intellettuale, la signorilità, quella semplicità che appartiene ai grandi. Lizzani e Monicelli, oggi uniti dall’identica, silenziosa uscita di scena, erano accomunati anche da una qualità oggi sempre più rara: la dignità. Dignità intesa come volontà di non pesare sugli altri e sempre accompagnata a una sincera umiltà. Entrambi avevano conosciuto l’epoca buia del fascismo, vissuto la tragedia della guerra e incarnato le speranze della ricostruzione. Avevano avuto un grande successo, in Italia e all’estero. Eppure non ho mai sentito né l’uno nell’altro vantarsi o fare sfoggio di superiorità. Erano uomini forti, integri, intellettuali di peso ma persone semplicissime: per dirne una, se chiedevi un’intervista al grande Monicelli, lui  veniva al Messaggero in autobus, mentre il maestro Lizzani era sempre disponibile, cordiale, rispettoso dell’opinione pubblica. Altra cosa, rispetto all’insostenibile presunzione di tanti registi, maestri immaginari laureati superstar da uno o due film soltanto…  La morte di Lizzani, dopo quella di Monicelli, mi addolora anche per questo: oltre che un maestro del cinema, abbiamo perso un magnifico uomo all’antica, direi se non rischiassi la retorica.
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Il Messaggero