Internet e la carta dei diritti: adesso chi la farà rispettare?

Internet e la carta dei diritti: adesso chi la farà rispettare?
«Internet è una grossa distrazione - ebbe a dire una volta Ray Bradbury, scrittore che aveva previsto gran parte degli esiti del mondo attuale - non ha significato,...

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«Internet è una grossa distrazione - ebbe a dire una volta Ray Bradbury, scrittore che aveva previsto gran parte degli esiti del mondo attuale - non ha significato, è irreale». Eppure, i diritti fondamentali dell’uomo valgono anche nel mondo virtuale di Internet. E non sono meno “reali”, come ben sa chi ha subito sulla sua pelle episodi di phishing. Ma quali sono le nuove sfide, le nuove criticità che emergono da un uso sempre più massiccio e quotidiano del web?


La “Dichiarazione dei diritti in Internet”, presentata il 28 luglio scorso dalla presidente della Camera, Laura Boldrini e da Stefano Rodotà, dopo un anno di lavoro di una commissione ad hoc, cerca proprio di rispondere in maniera esaustiva a questa domanda. «Per la prima volta - ha detto Boldrini - un Parlamento produce una Carta di portata internazionale e di spirito costituzionale». L’Italia è il primo Paese a farlo.  Il documento è suddiviso in 14 punti, che ora verrà sottoposto al governo, affinché ne promuova i principi in tutte le sedi nazionali e internazionali, a partire dall’Internet Governance Forum in Brasile, dove la Carta verrà presentata. Secondo Rodotà, la Dichiarazione «è uno strumento utile per costruire la cittadinanza ai tempi di Internet, perché senza diritti non c’è cittadinanza e senza cittadinanza riconosciuta non c’è democrazia».

La Carta contiene alcune importanti novità. «L’accesso a Internet - recita l’articolo 1 - è un diritto fondamentale della persona e condizione per il suo pieno sviluppo individuale e sociale» e le istituzioni (articolo 2) devono assicurare «la creazione, l’uso e la diffusione della conoscenza in rete intesa come un bene accessibile e fruibile da parte di ogni soggetto».  Nel testo si parla anche di «uso consapevole» di Internet, per consentire a tutti «uguali possibilità di crescita», ma anche per prevenire «discriminazioni e comportamenti a rischio».

Nell’articolo 4 (neutralità della rete) si chiede che i dati personali «non subiscano discriminazioni, restrizioni o interferenze»; dati che (articolo 5) devono anche poter essere accessibili, rettificabili e cancellabili (il famoso “diritto all’oblio”, definito anche dall’articolo 11).


In tempi di sistemi attaccati da pirati informatici di ogni tipo (articolo 7 e 13) è anche garantita l’inviolabilità di sistemi e dispositivi. Con deroghe «possibili nei soli casi e modi stabiliti dalla legge». C’è poi il diritto all’identità (art. 9) che definisce il diritto alla «rappresentazione integrale e aggiornata delle proprie identità in rete»; ma anche la protezione dell’anonimato. Ma non decono essere ammesse «limitazioni della libertà di manifestazione del pensiero». Infino, il governo della rete: per regole che siano garantite per tutti, «sia a livello nazionale che internazionale». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero