"Il quaderno rosso" di Michel Bussi: per un delitto perfetto, basta uccidere uomini invisibili

Michel Bussi
«Il delitto perfetto esiste, non c'è bisogno di piani machiavellici, è sufficiente uccidere uomini invisibili». Michel Bussi è un abile...

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«Il delitto perfetto esiste, non c'è bisogno di piani machiavellici, è sufficiente uccidere uomini invisibili». Michel Bussi è un abile tessitore di trame, ma attenzione: mostra al lettore solo ciò che vuole, in un gioco infinito di specchi e di inganni, centellinando indizi e dettagli, fino alla rivelazione finale (come nel suo, magistrale, Ninfee nere). Ciò che appare non è mai ciò che sembra. Il quaderno rosso, ultimo suo romanzo pubblicato da e\o, è un thriller mozzafiato, che parte da un'idea molto attuale: raccontare il business criminale del nuovo millennio, la tratta dei clandestini, e svelare i traffici di associazioni che - con la scusa dell'emergenza umanitaria - si arricchiscono alle spalle dei rifugiati.


Leyli Maal è una bella donna del Mali che vive in una casa popolare alla periferia di Marsiglia, con una collezione di civette e un quaderno (quello del titolo) in cui conserva tutti i segreti. Una serie di omicidi scuote la sua vita apparentemente tranquilla; e la figlia Bamby risulta essere la prima indagata. Le vittime sono dipendenti o ex funzionari di una potente organizzazione che assiste i rifugiati e che risponde direttamente all'Ue dei propri risultati: uomini maturi sedotti da una misteriosa e bellissima ragazza africana, che li attrae nella sua tela e poi li lascia morire dissanguati. Sullo sfondo, il dramma dei sans-papier, i clandestini, segnato da una profonda ipocrisia, perché «il dovere della Francia è accogliere i rifugiati, ma la consegna è di non farli entrare».

A indagare intervengono un commissario molto navigato (persino troppo) di origini balcaniche, Petar Velika, e il tecnologico e sognatore tenente Julo Flores. «Certe volte bisogna scegliere da che parte stare», dice quest'ultimo. Ma il confine tra bene e male si scopre, da subito, esilissimo. Coloro che stanno con i buoni, o presunti tali, nascondono secondi fini malefici; mentre gli assassini - cattivi per definizione - sembrano agire alla ricerca della catarsi, della redenzione. Il quaderno rosso funziona anche per il senso di empatia che suscita nei confronti dei personaggi, onesti o malvagi, ma tutti segnati da un destino crudele, da una immanente maledizione.

Gli altri figli della nomade peul, il piccolo Tidiane che (un po' come Zidane) sogna la gloria in un campo di calcio, e il possente Alpha, che cerca di entrare nel lucroso traffico degli immigrati, sono entrambi, a loro modo, innocenti. Ma non si può dire lo stesso di chi si occupa di assistenza ai rifugiati (e che rientrerebbe, apparentemente, nella sfera dei buoni), come il capo della Vogelzug, Jourdain Blanc-Martin. Ex sans-papier, come Leyli, si è arricchito alle spalle degli altri migranti, e ha lasciato il quartiere popolare di Les Aigues Douces per una villa lussuosa: «Non c'era materia prima, fonte energetica o ricchezza - ricorda - che potesse vantare una curva di crescita altrettanto regolare nel corso degli ultimi cinquant'anni».


I sogni son desideri, cantava Cenerentola. Ma Bamby (il cui nome è ispirato proprio al film Disney), si sente dire che l'importante non è realizzarli, ma poterci credere. Come nei miraggi del Sahara, le persone non sono mai quello che sembrano. Così anche una seduttrice assassina può nascondere segreti inconfessabili, che, svelati, possono cambiare di senso tutta una vita. E il mondo globalizzato, dove si può essere ovunque e in nessun luogo, appare il luogo più improbabile in cui istituire confini invalicabili. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero