Camilla Läckberg viene dal marketing e ha lavorato molto per costruire il suo brand. Il nuovo libro Donne che non perdonano, appena pubblicato da Einaudi in anteprima...
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La sua nuova fatica è una novella ben congegnata che non supera le 150 pagine, il cui vero protagonista è la vendetta. Nel mirino uomini che odiano le donne, veri mostri da thriller, sull'onda del movimento #MeToo che ha rivoluzionato il mondo di Hollywood, e che sta influenzando il mondo intero: «La sua pagina Facebook era piena di donne che si ribellavano, che alzavano la voce e raccontavano. Di stupri, molestie sessuali, tecniche di prevaricazione. Tutte avevano qualcosa da raccontare, tutte».
L'autrice, 44 anni, 4 figli e tre mariti (l'ultimo compagno è il suo personal trainer di 27 anni), parla di una problematica che conosce bene; e ama sempre di più prendere posizione sui temi importanti. Läckberg tradisce per una volta la saga di Fjällbacka, la cittadina costiera di 850 anime in cui è cresciuta (anche se questi libri continueranno a uscire, come da tradizione, per Marsilio), e racconta tre storie emblematiche, con tre protagoniste femminili, e altrettanti casi di persone umiliate e offese.
Molte donne potranno riconoscersi in questi personaggi, che non hanno (purtroppo) problemi fuori dal comune. In fondo, per dirla con Agatha Christie, «può capitare a chiunque di avere per amico un assassino». Ingrid è la moglie di un direttore di quotidiano, giornalista a sua volta, che ha lasciato la professione per occuparsi della famiglia. Il celebre marito la tradisce; non solo: copre colleghi che sono dei veri molestatori seriali; da allora diventa soltanto un «poveraccio», un «povero ometto patetico».
Birgitta è una donna matura, brutalizzata dal consorte Jacob; per tenere nascosti i segni delle percosse rimanda esami medici indifferibili: «Mio marito mi riempie di botte ogni volta che gli salta in testa, ma fa attenzione a picchiarmi dove non si vede. E io mi sono sempre detta che finché non si vede non è successo niente». Victoria, infine, è una ragazza russa sposata con un ubriacone obeso, che si ritrova imprigionata in una fattoria svedese, dove viene trattata come se fosse una «bambola gonfiabile capace anche di cucinare e tenere pulita la casa».
Le tre storie si intrecciano, si intersecano, finché le vittime trovano la forza di reagire. «Non gli avrebbe mai più dato l'occasione di ucciderla. Né a lui né a nessun altro uomo. Le serviva aiuto, e le era venuto in mente un modo per procurarselo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero