È proprio il caso di ripartire. Nessun altro evento come il Motor Show lega i suoi ricordi agli anni ruggenti del Belpaese. L’Italia della passione per i motori...
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Per gli appassionati se non c’era il Motor Show non arrivava Babbo Natale, Bologna era un appuntamento imperdibile, la festa dove poter ammirare le esibizioni dei propri idoli e le vetture non ancora in vendita, alcune esposte addirittura in anteprima mondiale. La mitica esposizione di Alfredo Cazzola entrata addirittura a far parte del calendario Oica dei saloni internazionali. Poi il mondo è cambiato, è diventato globale, con l’ascesa di nuovi supermarket (vedi la Cina) e dei loro saloni, seguita dalla dura crisi che ha soffocato l’Italia. E anche il poderoso Motor Show non è riuscito a sfuggire all’abbraccio letale.
Il cane ha iniziato a mordersi la coda, la passione dei visitatori a scemare: meno pubblico, meno investimenti, meno novità, fino allo stop totale nonostante la determinazione di organizzatori sicuramente capaci. Certo il Pil è ancora una decina di punti sotto rispetto ai tempi eroici, ma le vendite di auto sono pian piano ripartite. Toccato il fondo era necessario riaccendere i motori e FieraBologna, che ha deciso di dare vita direttamente all’evento, ha affidato l’onore-onere a Rino Drogo, manager serio e preparato, con una profonda esperienza nel mondo dell’auto.
Per quanto si è visto finora il nuovo approccio può funzionare, uno show meno faraonico, ma che ha i suoi spettacoli e consente di ammirare e provare tutte le più recenti novità, anche quelle non ancora sbarcate negli showroom. Le luci sono meno sparate, ma il pubblico è ancora protagonista; la macchina è di nuovo in moto, ora bisogna accelerare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero