Il "caso Ramazzotti" e la carica dei figli d'arte

Il "caso Ramazzotti" e la carica dei figli d'arte
Il “caso Ramazzotti” ha mobilitato negli ultimi giorni social, quotidiani, periodici arroventando questo agosto povero di clamorose notizie. Riassunto per chi si fosse perso...

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Il “caso Ramazzotti” ha mobilitato negli ultimi giorni social, quotidiani, periodici arroventando questo agosto povero di clamorose notizie. Riassunto per chi si fosse perso qualche puntata. Aurora Ramazzotti, la figlia diciottenne della popstar Eros e della showgirl Michelle Hunziker, è stata scelta per condurre dal 9 settembre la striscia quotidiana dei “X Factor”, il seguitissimo talent musicale di Sky. Ed è venuto giù il mondo. “Raccomandata”, “in Italia lavorano solo i figli di”, “hai avuto quel posto senza nessun merito” e via di questo passo, in un crescendo di critiche e addirittura insulti.

Per difendere la rampolla, si è scomodato perfino il divino Eros: “La vita va così, c’è chi ha più opportunità degli altri e in fin dei conti noi Ramazzotti non abbiamo rubato niente a nessuno”, s’è infervorato il cantante via internet.

A favore di Aurora c’è senz’altro la popolarità che ai boss di “X Factor” sarà sembrata un’ottima carta da giocare per aumentare gli ascolti. Contro, si staglia la totale mancanza di esperienza della ragazza che finora si è segnalata solo per un’intensa attività sui social e la presenza, come oggetto di papaparazzate, sulle riviste gossip.

Io penso che le persone vadano giudicate dai risultati: vediamo se Miss Ramazzotti se la cava davanti alle telecamere e poi ne riparliamo. Non mi pare giusto farla a pezzi “a priori”. Non è la prima e non sarà l’ultima “figlia d’arte” che scende in pista. Lo spettacolo, come del resto tutti gli altri mestieri, è costellato di dinastie. E spesso gli eredi se la cavano egregiamente. A nessuno verrebbe in mente di considerare Michael Douglas un raccomandato solo perché suo padre Kirk è una leggenda del cinema. Ma per un Douglas che sfonda, ci sono tanti altri figli, cugini, nipoti illustri che non ce la fanno. In fin dei conti, è sempre il mercato ad operare quella selezione meritocratica che, quando un figlio d’arte scende in pista, sembra allegramente bypassata.

Che ne pensate? Aspetto con ansia i vostri commenti.

 

 

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Il Messaggero