I quattordicimila giubbotti salvagente di Ai Weiwei, l'artista che ti costringe a pensare ai rifugiati

Ai Weiwei a Lesbo con gli immigrati
Ai Weiwei non è uomo di mezze misure. Per protestare contro i sequestri dei beni dei migranti, ha ritirato la propria mostra “Ruptures” dalla Danimarca. E ha...

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Ai Weiwei non è uomo di mezze misure. Per protestare contro i sequestri dei beni dei migranti, ha ritirato la propria mostra “Ruptures” dalla Danimarca. E ha preso a cuore a tal punto la causa dei rifugiati, da recarsi di persona a Lesbo, dove arrivano quotidianamente gommoni carichi di profughi siriani. Qui si è messo in posa con il giubbotto salvagente e, in una immagine choc, si è disteso sulla spiaggia, come se fosse il piccolo Aylan. Ora, una nuova decisione sconvolgente: ha ordinato quattordicimila giubbotti salvagente dalla Grecia per una sua prossima installazione a Berlino. Mistero, per ora, sul luogo dell'esposizione. Ma è chiaro che il dissidente cinese ha scelto un nuovo tema forte su cui “mettere la faccia”. E ha deciso di premiare la politica della Germania sugli immigrati.


Alcuni dicono che come artista non sia granché e parlano apertamente di “bluff”. Ma se ha un senso fare arte contemporanea, personaggi come Ai Weiwei e Banksy sono certamente chilometri al di sopra di tanti - quotatissimi - pittori da collezione. Il genio è uscito dalla pinacoteca e dalla casa d’aste ormai da un pezzo. Fare arte oggi vuol dire far discutere, dividere, provocare. Ben vengano fenomeni dirompenti come Ai Weiwei.

 
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Il Messaggero