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La “sprint” non infiamma. Sarà per questo che il numero delle garette che stabiliscono la griglia di partenza non è aumentato dalla stagione scorsa a quest’anno. Com’era prevedibile, a Zeltweg ha vinto Verstappen davanti ad un pubblico che ha colorato la Stiria di “orange”. Max è scattato bene dal palo, ha messo qualche secondo fra lui e le Rosse e poi ha controllato come è abilissimo a fare. Al di là del risultato, con due vetture sul podio e la Red Bull apparentemente nel mirino, non sembra ancora del tutto risolta la questione gerarchie. E a Spielberg è riaffiorata con garbo, con l’intento di tutti di non farla esplodere. I due piloti hanno dimostrato di essere entrambi veloci e di avere un passo molto simile anche in gara.
L’approccio della Scuderia è rimasto immutato solo che ha ribadirlo Richelieu-Binotto ha mandato il direttore sportivo francese Laurent Mekies che, nonostante non sia madrelingua, argomenta sempre benissimo in italiano. In Austria non era in ballo un bottino grosso, fra i due piloti di Maranello c’era appena un punto che ballava (7 contro 6). Carlos, però, sembra essersi tolto un sassolino dalla scarpa: non ha gradito molto che a Silverstone qualcuno lo abbia fatto passare come uno “scippatore” di vittorie nel giorno della sua “prima volta”.
Su una pista dove è quasi impossibile superare con monoposto dalle prestazioni simili, Sainz è apparso “tarantolato” nei giri iniziali, ingaggiando un duello con Leclerc che di solito non è nelle corde dello spagnolo. Il figlio d’arte di Madrid voleva mostrare a tutti che, in una fase della gara, è facile sembrare più veloci se, invece di preservare le coperture, si spremono i pneumatici come limoni. Il corpo a corpo tutto rosso, con una serie di sorpassi e controsorpassi, ha mezzo “cotto” i Pirelli sotto le SF-75, mentre l’olandese guidava sul velluto. A fine gara il Principino dava l’impressione di aver percepito il tranello tanto che non aveva il sorriso dei giorni migliori. Carlos e Laurent, invece, giocavano a tamburello senza mai parlare del predestinato.
«La battaglia con Charles? - ha spiegato Sainz - Bella, mi sono proprio divertito... In gara sarà diverso e dovremo sfruttare di avere due vetture davanti per dar fastidio a Max. No, non credo che fosse al limite...». Sullo stesso tono Mekies: «È difficile battere Verstappen, dobbiamo far di tutto per massimizzare le strategie». Insomma, c’è l’impressione che il monegasco debba ancora metabolizzare di dover lavorare per la squadra e preferisca stabilire da solo, in variabili molto complesse, cosa è meglio fare in pista. Un discorso che non è ancora archiviato e sul quale bisognerà tornarci su.
Oggi, la lunghezza della gara ed i pit stop per i cambi gomme (forse solo uno) complicheranno lo scenario con Perez che parte solo quinto dopo la “rimontona” di ieri e sarà sicuramente della partita. Fra i primi tre e la seconda Red Bull c’è il solito Russell che non sembra tenere il passo sulla distanza nonostante i grandi miglioramenti della Mercedes. Appannato il sette volte campione del mondo dopo la botta di venerdì. Lewis non assaggiava più le barriere dal Brasile 2017 e sembra digerirle male. Il baronetto è stato incredibilmente cauto nel superare Schumacher che, in alcuni momenti, ha fatto rivivere i duelli del padre.
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