E il Dalai Lama disse: il mio successore deve essere una donna. Bellissima

E il Dalai Lama disse: il mio successore deve essere una donna. Bellissima
Un Dalai Lama donna e, per di più bellissima? Sembrerebbe propri questo l’auspicio di Tenzin Gyatso, guida spirituale tibetana, che al perplesso giornalista della Bbc che...

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Un Dalai Lama donna e, per di più bellissima? Sembrerebbe propri questo l’auspicio di Tenzin Gyatso, guida spirituale tibetana, che al perplesso giornalista della Bbc che l’intervistava ha ripetuto la frase per ben tre volte.  «Ho appena detto», ha detto quasi spazientendosi il religioso, che «se deve arrivare una donna, il suo volto dovrebbe essere molto, molto attraente». E all'intervistatore che chiedeva conferma di queste parole, il Dalai Lama ha nuovamente ripetuto: «Deve essere molto attraente». Ma come? Sta scherzando? Gli ha chiesto il giornalista. Il Nobel per la pace è apparso quasi indignato: «Sto dicendo il vero», ha risposto, mentre le sue parole rimbalzavano in men che non si dica sul web, scatenando un putiferio. C’è chi si è chiesto se fosse banale maschilismo; chi ha cercato di scusarlo” sostenendo che la guida spirituale volesse dire: bella fuori perché bella dentro. Eppure, già due anni fa il Dalai Lama aveva affermato di gradire un suo successore donna. Anche stavolta non sembra aver parlato a caso. In un mondo in cui si parla di donne-prete, di donne al vertice in ogni organismo o azienda, è certamente venuto incontro all’Occidente, il religioso, auspicando una svolta del genere. Ma non dicendo che questa sua erede dovrà essere “bella”. Ma noi, perché ci sentiamo indignati? In fondo, auspichiamo lo stesso nelle passerelle della moda, o negli spot televisivi che cercano di convincerci a scegliere una marca piuttosto che un’altra. Perché non dovrebbe, una bella donna, convincerci a diventare buddisti? In un’altra intervista, Tenzin Gyatso aveva invece detto che «l’istituzione del Dalai Lama, dopo quasi 450 anni, dovrebbe aver fatto il suo tempo» e che «il buddismo tibetano non dipende da un solo individuo». Ora sembra invece averci ripensato. In fondo, la pubblicità è l’anima del commercio. O no?
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Il Messaggero