Credere sempre nei propri sogni: arrendersi mai

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Giorni fa ho raccontato a Barbara, (Paputtina per chi bazzica i social network), la mia storia di ventenne che, nonostante tutte le premesse, riusci' a veder realizzato il suo sogno. La storia la trovate su Leadingmyself @leading_myself! http://leadingmyself.wordpress.com. Ve la sintetizzo. A 12 anni capisco che da grande vorrei diventare giornalista. Lo capisco nel modo confuso e "di pancia" col quale si possono intuire le cose a quell'eta'. Scrivo di questo sogno in un tema e vinco una borsa di studio che mi accompagnera' per tutta la durata del liceo. Che cosa avevo scritto nel tema? Era un'intervista immaginaria a un giornalista del Messaggero (il quotidiano che leggevo religiosamente ogni giorno e che in casa non mancava mai): Nino Longobardi, grande firma di quegli anni 70. A 12 anni, insomma, comincio a sognare di fare la giornalista. Poi, crescendo, faccio i conti con la realta' e col "pensiero unico" che intimava: "Stai con i piedi per terra. Non hai conoscenze, vieni da un paesotto di diecimila anime (Sabaudia, che allora non era cosi' di moda), la giornalista non la farai mai. Cercati un lavoro vero". Il sogno doveva scontrarsi con le barriere alzate da genitori, amici dei genitori, amici miei, compagni di scuola, tutti convinti che nell'Italia di quegli anni senza raccomandazioni non si andasse da nessuna parte. Percio', coda tra le gambe, iscriviti a giurisprudenza e poi fai qualche concorso. Il mantra era: piedi per terra. Stava per andare cosi', ma non e' andata cosi'. Complice il fatto che la Fieg e la Fnsi nel 1980 misero in palio settanta borse di studio per aspiranti giornalisti. Complice il fatto che avevo continuato a leggere i quotidiani e trovai il trafiletto che dava quella notizia. Complice il fatto che il concorso per quelle settanta borse di studio non era truccato e i vincitori non erano raccomandati (puo confermarlo il nostro Antonio De Florio del Messaggero: era tra loro). Un po' di fortuna e un po' di tenacia, ed eccomi qui. Crederci sempre e arrendersi mai. O, se preferite, #nevergiveup, l'hashtag che vi propongo se vorrete raccontarmi via Twitter una vostra piccola vittoria sul non arrendersi. Vi aspetto, su questo blog o su Twitter.
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Il Messaggero