Coronavirus, la solitudine sovraesposta degli artisti sui social

Coronavirus, la solitudine sovraesposta degli artisti sui social
Il primo ingrediente in un'opera d'arte è avere qualcosa da dire. Ma che succede quando buona parte dell'umanità (per lo meno di quella connessa a...

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Il primo ingrediente in un'opera d'arte è avere qualcosa da dire. Ma che succede quando buona parte dell'umanità (per lo meno di quella connessa a Internet) è costretta a stare chiusa in casa? Che succede quando il bisogno di parlare aumenta e comunicare diventa un'ossessione più del solito? Succede che chi ha da dire qualcosa coglie l'occasione per farlo in maniera magistrale. Ascoltate su YouTube il nuovo brano di Michael Stipe e Aaron Dessner, No time for love like now, una ballata che fa benedire anche un periodo maledetto come questo per aver risvegliato la creatività nei grandi artisti. Ascoltate Ora di Giovanni Lindo Ferretti, una fotografia di questi giorni che è un pugno allo stomaco.


Ma succede anche che chi non ha niente da dire si ritrovi a invadere i social di un vuoto sempre più ingombrante, sempre più impossibile da camuffare. Un vuoto messo anzi in risalto da dirette Instagram pixelate, che accrescono solo la confusione di chi non ne può più della quiete che lo costringe a pensare. Comici che non fanno ridere, musicisti che non emozionano, attori che parlano e basta. Per citare Ferretti: «Connessi, tracciabili, asettici / comunichiamo solitudini / moleste e sovraesposte». Approfittiamone per eliminare i rumori di fondo. Lasciamo perdere i dj set in balcone e ascoltiamo un disco che amiamo. Proviamo a rimanere soli davvero. Ci vuole coraggio, ma è un'occasione che non ricapiterà.

andrea.andrei@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero