Coronavirus, il "rimorchio" sulle chat per incontri? "No, grazie". Meglio rimanere a casa (e videochiamarsi)

Coronavirus, il "rimorchio" sulle chat per incontri? "No grazie". Meglio rimanere a casa (e videochiamarsi)
«State a casa», scrive un ragazzo nella descrizione profilo su Grindr, la chat dedicata alla comunità gay. E poco importa se la foto esibita sia a torso nudo,...

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«State a casa», scrive un ragazzo nella descrizione profilo su Grindr, la chat dedicata alla comunità gay. E poco importa se la foto esibita sia a torso nudo, che avrebbe suonato come un invito senza se e senza ma - in una situazione pre-Coronavirus - ad incontrarsi. Dopo l'appello di Vladimir Luxuria (sicuramente la prima a dire esplicitamente che gli incontri casuali da chat possono e devono attendere), il messaggio sta arrivando anche sui social dedicati agli incontri. Ovviamente non tutti lo raccolgono, c'è ancora chi, sfidando buon senso e mettendo a repentaglio la propria salute e quella degli altri, continua a sostenere che «il sesso non è poi così rischioso» (perché Covid-19 a parte, si ignorano tutte le altre malattie che si possono contrarre).

 
Scenario analogo su Tinder, dove sì, il giochino del "sì" o "no" (usato per scartare o approvare un profilo) va avanti, coinvolgendo anche quei pochi stranieri che sembrano essere rimasti a Roma, ma non tutti sembrano propensi ad incontrarsi dal vivo. Meglio videochiamarsi. E così, è tornato in auge Houseparty - app datata 2016 - che da là possibilità agli utenti di collegarsi con la videocamera. E, in fondo, anche di "rimorchiarsi". Perchè se è vero che è possibile chiamare una propria lista di contatti "amici", spesso le chat aperte consentono l'accesso ad estranei (salvo quando si attivi l'opzione che lo impedisce). Molti ragazzi under 25 hanno già indicato il loro profilo Houseparty su Instagram - social che pure offre la possibilità di effettuare un collegamento analogo. Per il resto, c'è sempre Whatsapp, fedele alleato che, in questi giorno di quarantena, non ha ancora offerto nessun down, stando vicino ai milioni di persone che lo usano.

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Il Messaggero