Coldplay sotto accusa: viva il copia copia

Coldplay sotto accusa: viva il copia copia
Ascoltandoli, uno dopo l’altro, i dubbi non sono molti: Viva la vida, hit dei Coldplay, uno dei pezzi più belli dell’annata musicale, parte di un album che ha guadagnato ben...

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Ascoltandoli, uno dopo l’altro, i dubbi non sono molti: Viva la vida, hit dei Coldplay, uno dei pezzi più belli dell’annata musicale, parte di un album che ha guadagnato ben sette nomination ai Grammy, e If I could fly di Joe Satriani, chitarrista di gran lignaggio e virtuosismo, sono l’ennesima conferma a quanto da tempo va asserendo Ennio Morricone: le note sono finite. Traducendo la frase del maestro italiano, spesso chiamato a fare da perito in cause di copyright musicale, non resta che copiare. E sono in molti a farlo. L’elenco dei musicisti incappati in infortuni del genere è corposo e vistoso, coinvolge personaggi celebri come George Harrison per la sua My sweet lord (il Beatle venne condannato) e Michael Jackson per Will you be there (il cantante americano ha pagato 4 milioni di dollari ad Al Bano). C’è il caso recente di Jovanotti accusato di aver copiato la sua A te dallo spagnolo Alejandro Sanz e il caso, tutto di casa nostra, di Paolo Mengoli che se la è presa con Tiziano Ferro per Novembre (scritta per Giusy Ferreri). Ancora: prima di Satriani Viva la vida aveva già ricevuto un’accusa di plagio da una band americana, i Creaky Boards. Insomma se le note sono finite, le vertenze diventano infinite. E, senza togliere nulla ai Coldplay, che sono decisamente quanto di meglio la musica rock oggi riesca ad offrire, nel meccanismo c’è qualcosa che non torna: difficile immaginare di copiare e farla franca, specie se si tratta di una band che vende milioni di dischi. E nel caso di Viva la vida l’unica differenza rilevante con il pezzo di Satriani è che quello del chitarrista è strumentale, mentre quello dei Coldplay ha un testo (ispirato alla pittirce Frida Khalo), il fascino della voce di Chris Martin, la sapienza della confezione.
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Il Messaggero