Addio Aurelia Sordi con tanta malinconia

Addio Aurelia Sordi con tanta malinconia
E’ con molta malinconia che scrivo questo post. La stessa malinconia...

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E’ con molta malinconia che scrivo questo post. La stessa malinconia che ha accompagnato la scomparsa di Aurelia Sordi, la sorella amatissima di Albertone. Avrete letto tutti che se n’è andata a 97 anni, lasciando un’incresciosa disputa giudiziaria, di cui era diventata protagonista suo malgrado, e una cospicua eredità che ha già scatenato gli appetiti di molte persone. Conoscevo Aurelia da molti anni e ammiravo la sua assoluta discrezione: sempre all’ombra del fratello, felice di aver rinunciato a una famiglia propria per accudirlo, mai un’uscita mondana, un’intervista, la ricerca di visibilità. Proprio come Albertone, finto avaro, faceva tanta beneficenza ma si preoccupava che non si sapesse in giro. La Signorina, come la chiamavano tutti, era uno degli ultimi esemplari di una specie umana di cui forse si è perso lo stampino: cioè una specie caratterizzata dalla dignità e dal rispetto silenzioso dei valori. Spero che l’imminente apertura del testamento stronchi definitivamente l’avidità di tanti sciacalli e che il patrimonio di Albertone finisca veramente alla città di Roma, di cui l’attore era figlio amatissimo. Quanto alla disputa giudiziaria, vi dirò spassionatamente come la penso. Sapete che Arturo Artadi, da un venticinquennio autista e factotum di casa Sordi e badante personale di Aurelia, è accusato con altre persone di aver tentato di raggirare la Signorina per estorcerle i suoi soldi. In attesa del processo, l’uomo aveva perso la gestione delle sostanze della Signorina, affidate a un controllore nominato dal Tribunale. Eppure è stato allontanato ugualmente da casa Sordi. Aurelia, che all’improvviso non se l’è più trovato accanto, ha smesso di mangiare, si è rifiutata di alzarsi dal letto e in pochi giorni se n’è andata come Arturo aveva amaramente previsto. Se Artadi sia innocente o colpevole di raggiro lo stabilirà la magistratura di cui sono abituata a rispettare il lavoro e le sentenze. Ma visto che ho avuto il privilegio di frequentare Sordi per molti anni, faccio fatica a immaginarmi Arturo nei panni di un ladro o un profittatore. Ho sempre visto in lui una persona dedita ad Alberto e Aurelia con rispetto, efficienza ed affetto. Al di là della bonomia, l’attore era un uomo avveduto e perfino diffidente: se avesse solo sospettato il suo factotum di mire e comportamenti poco trasparenti, l’avrebbe cacciato immediatamente. Spero che la vicenda si chiarisca al più presto. Nel nome e nel rispetto di Alberto e Aurelia, due belle persone, due veri signori di cui sento molto la mancanza. Ma non sono la sola, non credete? Aspetto i vostri commenti.
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Il Messaggero