A Cannes la grande lezione di Spielberg

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Il Festival di Cannes si è chiuso in bellezza. Fedele alla promessa,...

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Il Festival di Cannes si è chiuso in bellezza. Fedele alla promessa, eccomi qui, stanca ma felice, a raccontarvi le mie impressioni. E' stata un'ottima edizione, dominata da film di altissima qualità. E il verdetto della giuria guidata da Spielberg è un capolavoro d'intelligenza cinematografica, buon senso, omaggio al cinema d'autore. Sono stati premiati i film che, sulla Croisette, erano piaciuti di più a cominciare dalla Palma d'oro “La vie d'Adèle”, potentissima storia d'amore tra due ragazze. Impeccabile anche la scelta dei migliori attori Bérénice Bejo e il vecchio Bruce Dern. Peccato per Sorrentino, l'unico concorrente italiano: ma “La grande bellezza” (che pure sta spopolando nelle sale, correte a vederlo!) a Cannes non ha suscitato l'unanimità e c'è poco da recriminare. Se è per questo, è rimasto fuori dal palmarès anche lo strepitoso film di Polanski, “Venere in pelliccia”. E' la legge dei Festival, dove c'è sempre qualcuno che perde. Lascio la Croisette meravigliandomi ancora una volta del miracolo che si compie solo qui, cioè la pacifica convivenza delle due anime del Festival: il cinema d'autore e il mercato, l'eleganza e gli eccessi, il glamour e il trash. Per capirci, soltanto in questo angolo di mondo, nei giorni di fuoco della rassegna, vanno a ruba sia le riviste patinate di gossip che raccontano le feste sia i Cahiers du Cinéma, bibbia dei cinefili duri e puri. Mentre la sacralità del Festival con i suoi riti, a cominciare dalla montée des marches, continua a essere incarnata dal leggendario presidente Gilles Jacob. Il ricordo indelebile di questa 66ma eizione di Cannes è la grande lezione di Spielberg: pur essendo il cineasta più ricco e potente del mondo, espressione dell'industria dominante, ha reso omaggio al cinema d'autore e ha ha premiato la qualità e il coraggio. In tempi difficili come questi, c'è da levarsi il cappello. A questo punto sono curiosa di conoscere le vostre opinioni e soprattutto la percezione che, da lontano (a da vicino, se qualcuno di voi è stato a un Festival), avete di Cannes.
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Il Messaggero