21 ottobre 2015. Ritorno al futuro. E cioè a oggi

21 ottobre 2015. Ritorno al futuro. E cioè a oggi
 Il 21 ottobre 2015, e cioè oggi, è la data fittizia fissata da...

Continua a leggere con la nostra Promo Flash:

X
Scade il 29/05
ANNUALE
11,99 €
79,99€
Per 1 anno
SCEGLI
MENSILE
1,00 €
6,99€
Per 6 mesi
SCEGLI
2 ANNI
29 €
159,98€
Per 2 anno
SCEGLI

VANTAGGI INCLUSI

  • Tutti gli articoli del sito, anche da app
  • Approfondimenti e newsletter esclusive
  • I podcast delle nostre firme

- oppure -

Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
 Il 21 ottobre 2015, e cioè oggi, è la data fittizia fissata da Robert Zemeckis per il viaggio temporale nel sequel di Ritorno al futuro. Sono passati trent’anni dal primo episodio della trilogia, in cui Michael J. Fox viaggia nel 1955 e convince la sua (futura) madre a non baciarlo e a sposare piuttosto quello che sarà suo padre, troppo imbranato per farsi avanti (e procreare proprio lui). Un film che lanciò nel firmamento di Hollywood il protagonista, che dormì due ore a notte per poter girare anche la serie tv Casa Keaton. Se talvolta nel film appare stravolto non è soltanto per la sua bravura a recitare. Ma, soprattutto, Ritorno al futuro lanciò Robert Zemeckis, che dopo la trilogia ci regalò capolavori come Forrest Gump, Chi ha incastrato Roger Rabbit? e - è storia di questi giorni - The Walk, sull’impresa di Philippe Petit, funambolo delle Torri gemelle. Ci volle tutta la caparbietà di Zemeckis e di Steven Spielberg, nella veste di produttore esecutivo, per riuscire a girare il primo film. La Disney bocciò il soggetto: un incesto sembrava un tema poco adatto per il suo pubblico. Sappiamo come è finita: con un successo mondiale. Quattro anni dopo, il personaggio di Doc - lo scienziato pazzoide interpretato da Christopher Lloyd (Qualcuno volò sul nido del cuculo) - decide di spedire il povero Marty nel futuro. Cioè al giorno di oggi. Zemeckis (e il suo scriptwriter Bob Gale) hanno indovinato le loro previsioni? Soltanto in parte. I robot hanno una parte sempre più importante nella nostra vita e i droni per uso civile sono sempre più diffusi; ma le stazioni di rifornimento per la benzina non sono sospese in aria e le auto volanti non hanno ancora trovato alcuna diffusione. Inoltre, la prevalenza dei fax (e della carta) che emerge prepotentemente dal film è decisamente una congettura sbagliata. Si è rivelata invece giusta la previsione degli occhiali computerizzati, che ricordano tanto i visori per la realtà virtuale, e c’è anche qualcosa di simile al Bluetooth. Ma non esistono ancora gli skateboard volanti: ne hanno annunciati alcuni ispirati a Ritorno al futuro, ma i pendolari prendono ancora la metropolitana e non sfrecciano su cuscinetti d’aria. Ma soprattutto, non c’è traccia di Internet. Una simile predominanza della iper-connessione non era, forse, neppure immaginabile.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero