Due terzi della plastica presente nei mari è colpa delle attività marittime: lo studio dell'Ispra

Reti e materiale vario da pesca restituiti dal mare (immagine di Remo Sabatini)
Due terzi della spazzatura presente nei mari è riconducibile dalle attività marittime. Questo, il risultato di una ricerca condotta dall'Ispra, l'Istituto...

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Due terzi della spazzatura presente nei mari è riconducibile dalle attività marittime. Questo, il risultato di una ricerca condotta dall'Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in collaborazione con i pescatori professionali di Chioggia. Lo studio, riportato anche dall'agenzia Ansa, ha coinvolto sei pescherecci di Chioggia che in 10 mesi, dal luglio 2018 fino all'aprile scorso, ha visto la raccolta di oltre 14 tonnellate di rifiuti nell'area marina dell'Alto Adriatico, dietro l'iniziativa Fishing for Litter, in collaborazione con Ispra. Da quì, una volta analizzato in laboratorio dai ricercatori, un campione di una tonnellata, i risultati. I dati conseguiti dicono che la plastica, da sola, rappresenta il 66%, in termini di peso, dei rifiuti analizzati. A seguire, materiale misto (16%), gomma (10%), tessile (5%) e il metallo con il solo 3% del totale. Carta, vetro e legno lavorato, presenti in quantità minime, non arrivano a toccare nemmeno l'1%. Più specifica è l'analisi degli oggetti rinvenuti che spiega come il 33% (sempre in termini di peso) sia composto da materiale usa e getta come bottiglie, buste di plastica, imballaggi e lattine. Oggetti che invece, sono riconducibili alle attività legate alla mitilicoltura, con particolare abbondanza di retine utilizzate nell'allevamento delle cozze, incidono per il 28%. Rifiuti pescati dal fondo, provenienti da attività di pesca commerciale, come reti e gomma, sono al 22%. Il 16% è rappresentato da oggetti che sono riconducibili ad attività legate al mare come parabordi, cime, galleggianti e boe. Infine, la piccola pesca che incide per lo 0,5% grazie alle varie nasse, trappole e reti da posta.
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Il Messaggero