Il caso del gattino di Arezzo, trovato positivo al Lyssavirus pochi giorni fa che aveva morso la sua proprietaria, preoccupa non poco. Tanto che, è notizia di queste ore,...
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Più precisamente, viene indicato che "Tutti i responsabili delle colonie feline censite e mappate sul territorio comunale, nonchè tutti i proprietari di gatti, devono segnalare immediatamente alla Unità Funzionale di Sanità Pubblica Veterinaria della AUSL Toscana sud est qualsiasi sintomo che possa far sospettare l'inizio della malattia". Quali sono i sintomi? "Ad esempio, viene spiegato, cambiamenti di indole, tendenza a mordere, manifestazioni di paralisi, impossibilità alla deglutizione". Inoltre, tutte le colonie censite nel territorio coumunale, devono essere soggette a vigilanza rafforzata da parte del personale veterinario. Insomma, una serie di controlli mai visti prima che potranno significare, per gli esemplari sospetti, la cattura e l'isolamento che prevede un periodo di osservazione di almeno 10 giorni, nei locali individuati dal Servizio Ambiente del Comune di Arezzo, "dove non possano nuocere".
L'osservazione presso il domicilio del proprietario o del responsabile dell'animale, è esclusa. Come saranno trasportati i gatti con sintomatologia? Nell'ordinanza viene spiegato anche questo. "Sarà compito del Servizio Ambiente del Comune disciplinare le modalità di trasporto di cani e gatti che hanno morsicato persone o animali e, in ogni caso, di tutti gli animali con sintomi sospetti, presso i locali individuati nel caso, il proprietario, non sia in grado o disponibile ad effettuare autonomamente il trasferimento".
Cos'è il Lyssavirus? Il virus isolato nel gattino dopo la sua morte, appartiene ai medesimi Lyssavirus dei pipistrelli. Diverso dal classico virus della rabbia, prima di questo inaspettato caso che ha sconvolto la comunità della città toscana, era stato rinvenuto un'unica volta al mondo nel 2002 quando era stato isolato in un esemplare di pipistrello del Caucaso. Seppure, come ribadito dal Ministero della Salute, le probabilità di trasmissione da una specie all'altra si possa considerare evento assai raro e non vi siano evidenze di trasmissione da animali all'uomo, tutti coloro che sono stati a contatto con il gattino sono stati oggetto della profilassi post-esposizione cui è seguita la costituzione di un gruppo scientifico presso il Ministero della Salute che prevede la partecipazione di esperti, locali e nazionali. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero