Morta la tartaruga marina Hope, aveva ingoiato l'amo del pescatore. Sono 250.000 all'anno le vittime della pesca nel Mediterraneo

Hope all'arrivo al Centro di Recupero (immag diffuse da Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone)
L'avevano chiamata Hope che significa Speranza. Un nome beneaugurante che stavolta non è bastato a salvarla dal suo tragico destino. Hope, la tartaruga marina, non...

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L'avevano chiamata Hope che significa Speranza. Un nome beneaugurante che stavolta non è bastato a salvarla dal suo tragico destino. Hope, la tartaruga marina, non ce l'ha fatta. Nonostante le infinite cure e l'intervento chirurgico cui era stata sottoposta, si è arresa ed è morta. A darne notizia, pochi minuti fa, il Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone, in Calabria, dove era stata ricoverata sin dal suo recupero avvenuto nella metà del dicembre scorso quando, come documentato dalle immagini diffuse dal Centro che pubblichiamo, aveva presentato gravi criticità.

 

 

Il lungo filo di nylon

«Un filo lunghissimo di nylon le usciva dalla bocca, due occhi rassegnati fissavano il vuoto, le creste appuntite sul carapace, tipiche della giovane età e il sorriso di Alessia che l'aveva recuperata, speranzosa di riuscire a salvarla». Così, al Centro di Recupero, hanno voluto ricordare l'arrivo della povera tartaruga che speravano di riuscire a salvare.

 

 

Hope era stata recuperata a poche ore di distanza da un'altra tartaruga marina, Jo. Entrambe, erano state rinvenute nel medesimo braccio di mare che insiste tra le località di Scilla e Villa San Giovanni. Stremate, vittime innocenti della pesca, avevano ingoiato esca, amo e lenza. Infine, una volta tagliato il nylon dal pescatore di turno, erano state abbandonate al loro drammatico destino. Un destino che, nonostante il salvataggio, avrebbe unito ancora una volta le due giovani tartarughe significando prima la morte di Jo, avvenuta pochi giorni addietro, con quella di Hope, di poco fa.

 

 

250.000 tartarughe morte ogni anno

La sorte delle tartarughe marine, sembra essere sempre più segnata dalle attività umane. Come sottolineato dai responsabili del Centro di Recupero, ogni anno circa 250mila esemplari finiscono per rimanere vittima, in un modo o nell'altro, delle attività di pesca, nel solo  Mediterraneo. Un numero difficile persino da concepire che al Centro di Brancaleone hanno commentato cosi: «La sola pesca sostenibile è quella che cresce sugli alberi».

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Il Messaggero