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Quando sono entrati nel grande capannone di Valencia sono rimasti sbalorditi. Sì perché una collezione di animali impagliati così vasta gli uomini della polizia spagnola non l'avevano mai vista. Oltre 1000 esemplari, 1029 per l'esattezza, appartenenti a centinaia di specie diverse, giacevano lì, impagliati. Un macabro fermo immagine d'altri tempi che ha lasciato di stucco persino gli occhi degli esperti abituati a tristi spettacoli del genere.
Dall'elefante al leone, al coccodrillo, fino ad arrivare al rinoceronte bianco e all'orso polare, si può tranquillamente affermare che buona parte degli animali presenti nell'immaginario comune, fossero stati ben rappresentati in quello che è poi divenuto uno dei sequestri più grandi di sempre. Ma non finisce qui.
In mezzo a quel numero smisurato di animali, valutato non meno di 29 milioni di euro, la guardia civil ha scovato esemplari appartenenti a 405 specie protette. Tra questi, l'orice dalle corna a sciabola, specie addirittura estinta, tigre del bengala e antilope dalle corna a vite, specie minacciate di estinzione. Le indagini che hanno portato al maxi sequestro erano iniziate nel novembre scorso quando, in collaborazione con Europol, la polizia spagnola, nell'ambito dell'operazione denominata Valcites, aveva iniziato a seguire una pista che portava ad un ingente traffico di animali selvatici. Il proprietario del capannone di oltre 50mila metri quadri, è stato indagato per crimini contro la flora e la fauna nella Municipalità di Betera, a Valencia.
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