Mary Shelley, nel suo romanzo più noto, pubblicato nel lontano 1818, aveva anticipato i tempi. E di gran lunga. Visto che, a soli 19 anni, nel suo Frankenstein, sembra...
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Lì, il team del professor Tang Hai, ha iniettato cellule di scimmia, geneticamente modificate, in 4mila embroni di maiale, successivamente impiantati in due scrofe. A darne notizia, diverse pubblicazioni scientifiche, tra le quali Science Direct e New Scientist. L'obiettivo? Ottenere "chimere" dotate di organi che possano essere utilizzati per i trapianti tra specie diverse. Una specie di supermercato che, presto, potrebbe fornire pezzi di ricambio per l'uomo.
La cosa, di per sè, per quanto possa apparire mostruosa, non è una novità. Se si lascia da parte, almeno per il momento, la giovane Shelley, era già stata tentata più volte anche nel recente passato. Basti pensare ai roditori del professor Hiromitsu Nakauchi, ora alla Stanford University della California che, nel 2010, aveva creato topi con pancreas di ratto modificato geneticamente. Oppure, per tornare a tempi più recenti, alle chimere suino-umane del team di Juan Carlos Izpisua Belmonte del 2017, create presso il Salk Institute, sempre in California, dove però, la preoccupazione legata alla possibilità che la chimera creata, potesse sviluppare un cervello parzialmente umano, sembrò stoppare la prosecuzione degli esperimenti.
Forse è anche per questo che, nel nuovo caso, il professor Hai e la sua equipe, hanno pensato ad una scimmia (un macaco) per la creazione del nuovo ibrido. A proposito, com'è andata a finire? Al termine dell'esperimento, sono nati 10 maialini. Di questi, due cuccioli, illustrati nella immagine diffusa da New Scientist che proponiamo, sono risultati essere chimere con tessuti di fegato, polmoni, cuore e milza, costituiti da cellule di scimmia. Un mischione che, però, non sarebbe sopravvissuto che il tempo di un battito di ciglia. Una settimana, o poco più. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero