Aquila del Bonelli uccisa a fucilate in Sardegna: faceva parte di un progetto di reintroduzione

Un esemplare di Aquila del Bonelli. (immagine pubblicata da Guardie Ambientali Sardegna)
L'hanno trovata domenica scorsa a Giba, piccolo Comune sardo della provincia di Carbonia-Iglesias, nelle campagne del Sulcis, in Sardegna. A terra, ormai priva di vita, la...

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L'hanno trovata domenica scorsa a Giba, piccolo Comune sardo della provincia di Carbonia-Iglesias, nelle campagne del Sulcis, in Sardegna. A terra, ormai priva di vita, la povera aquila conservava ancora quella maestosità che da sempre contraddistingue la sua specie. L'Aquila del Bonelli, così chiamata in omaggio all'ornitologo Franco Andrea Bonelli, era stata uccisa. Impallinata da qualcuno che, al momento, resta ancora ignoto.


L'orsa va a rubare la frutta e rimane intrappolata nel recinto elettrico



«L'esemplare, arrivava dal Parco di Tepilora, l'area naturale protetta della Sardegna istituita nel 2014, spiega Lino Cozzuto, responsabile regionale delle Guardie Ambientali di Sardegna che in queste ore hanno diffuso la notizia, e faceva parte di un progetto di reintroduzione, il progetto Aquila a-Life, portato avanti dal Parco di Tepilora, Regione Sardegna, Ispra e altri enti».

Ed era stata proprio Ispra a lanciare l'allarme quando aveva visto il segnale GPS dell'aquila, fermo per ore sul medesimo punto. Allarme cui era seguito l'intervento degli uomini del Centro Recupero Fauna Selvatica di Monastir che era proseguito fino al tragico rinvenimento. Chi ha sparato all'aquila? Non è ancora dato saperlo. Quel che è certo è che lo sdegno seguito alla diffusione della notizia, è stato condiviso anche dal mondo venatorio.

Così, tra le ipotesi messe in campo, si manifestano quelle che vedrebbero coinvolti bracconieri e allevatori. «Chi ha ucciso questo splendido animale, sottolinea Cozzuto, probabilmente è da ricercarsi tra i bracconieri o piccoli allevatori che, con riferimento a questi ultimi, in qualche caso continuano a vedere l'aquila come un animale dannoso per le greggi suffragati da false credenze arcaiche che, oggi, non dovrebbero avere più ragione di essere. Un atto di idiozia che lascia un immenso rammarico».


Nel frattempo, l'esemplare è stato preso in carico dall'Istituto Zooprofilattico dove è oggetto di ulteriori analisi. La speranza è che gli altri esemplari liberati, possano tornare a volare nei cieli della Sardegna in tutta tranquillità come accadeva 40 anni fa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero