Portare cani e gatti in ufficio, 3 lavoratori su 4 favorevoli: portano allegria e facilitano la socializzazione

Portare cani e gatti in ufficio, 3 lavoratori su 4 favorevoli: portano allegria e facilitano la socializzazione
Cani e gatti in ufficio, se si potesse molti lavoratori sarebbero ben felici di farlo. A rivelarlo è un'indagine condotta da InfoJobs, piattaforma di recruiting online,...

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Cani e gatti in ufficio, se si potesse molti lavoratori sarebbero ben felici di farlo. A rivelarlo è un'indagine condotta da InfoJobs, piattaforma di recruiting online, secondo cui il 75% dei lavoratori con un animale domestico si dichiara favorevole a portarlo in azienda. Di questi ben il 37% vorrebbe poterlo fare ogni giorno mentre il 16% si accontenterebbe di qualche giorno/ora a settimana. Il 13% indica, invece, che lo farebbe soltanto se ci fosse un pet sitter o comunque un ambiente dedicato perché, seppur dispiaciuto nel lasciarlo a casa da solo, dichiara di non potersene prendere adeguatamente cura durante le ore di lavoro (43%), di non voler arrecare disturbo a clienti o colleghi allergici (34%) o comunque di non volerne imporre la presenza a chi non lo desidera (23%).


Tra le ragioni per le quali gli italiani vorrebbero avere il proprio animale in ufficio, al primo posto troviamo la convinzione che porti allegria (43%), al secondo che contribuisca a migliorare la giornata lavorativa (31%), e infine che faciliti la socializzazione con i colleghi. Per contro, anche tra chi ha un cane o un gatto, c'è chi non lo porterebbe con sé. C'è infatti chi ha timore che il cucciolo non si sentirebbe a suo agio (49%), o chi non ritiene l'ufficio sia un luogo adatto a lui (32%) ma anche chi pensa che potrebbe essere fonte di distrazione (18%). Ma se i dipendenti sono favorevoli a una sorta di pet therapy da ufficio, il vero problema sono le aziende visto che ben il 91% non ammette l'ingresso di animali e soltanto il 7% ha una policy strutturata per poterli accogliere con regolarità. Una piccola parte infine (2%), prevede questa possibilità ma solo come eccezione una o due volte all'anno.
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Il Messaggero