Sfida all'ultimo spaghetto, il sindaco di Amatrice: «Vade retro Rieti, l'amatriciana è solo nostra»

Lotta fino all'ultimo spaghetto. Il sindaco di Amatrice, infatti, non ci sta e con un comunicato di fuoco ha sconfessato l'iniziativa di Rieti, provincia di cui Amatrice...

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Lotta fino all'ultimo spaghetto. Il sindaco di Amatrice, infatti, non ci sta e con un comunicato di fuoco ha sconfessato l'iniziativa di Rieti, provincia di cui Amatrice fa parte, sull'Amatriciana 100% Rieti. «La comunità amatriciana ieri ha dovuto assistere ad una indegna iniziativa, un vero e proprio tentativo di scippo di ciò che Amatrice ha di più prezioso, patrimonio secolare lasciato in eredità dai nostri avi, un volano per la ripartenza della città dopo un sisma così distruttivo: l'amatriciana».


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È quanto affermato in una nota il sindaco facente funzione di Amatrice, Filippo Palombini. «Sono indignato, così come lo sono i miei concittadini - prosegue il sindaco del comune reatino colpito dal sisma del 2016 - ieri quando ho letto il comunicato stampa di Guido Colasanti, presidente della Copagri Lazio, promotrice dell'iniziativa commerciale assieme al Consorzio Prodotti Tipici di Rieti, sono rimasto senza parole. Quelle di Colasanti sono parole veramente offensive per la nostra comunità. Lo invito ad approfondire le sue conoscenze storiche sulla ricetta dell'amatriciana, perché l'amatriciana non è di Rieti, ma è di Amatrice, ricetta secolare inventata dai nostri pastori che utilizzavano quegli ingredienti semplici durante la transumanza, pastori d'Abruzzo i nostri avi, eravamo nella provincia dell'Aquila, e non certo nella Piana reatina. Non è la prima volta - aggiunge Palombini -, e non sarà l'ultima, che il Comune di Amatrice si trova costretto a difendere la sua ricetta tradizionale per la quale è stato definito un disciplinare di produzione e riconosciuta la Denominazione Comunale De.Co., una ricetta per la quale si è anche in attesa del riconoscimento del marchio comunitario STG. Chiediamo rispetto! Rispetto per le nostre tradizioni, rispetto della nostra storia e della nostra cultura, rispetto per una comunità ferita - conclude il sindaco di Amatrice - che ha visto distrutta la propria città e che proprio non dovrebbe assistere ad operazioni predatorie di questa specie». Ai cultori dell'amatriciana l'ardua sentenza.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero