Venivano da tutto il mondo per ammirarli, raccontarli, studiarli, dipingerli: poeti, viaggiatori, naturalisti, ricercatori, semplici turisti affascinati da quei monumenti della...
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Ogni giorno nel bollettino di questa guerra si segnala una vittima o uno scampato pericolo di qualcuno. Mentre nelle pinete si mandano in cenere questi giganti solo d'estate e ne perdiamo a centinaia e centinaia ogni anno, fulminati da mani criminali e spesso ignote, con l'arrivo delle piogge e dei venti forti ecco che gli alti fusti, ondeggiando, carichi di pesanti rami che diventano vele dispiegate, tradiscono le radici a fior d'asfalto e s'abbattono dove capita. Nei parchi si accasciano dove possono. Dicono in coro, in Campidoglio: lo sappiamo, la situazione è grave, ma non ci sono i soldi per la manutenzione, pochi anche quelli per le potature. E così, con buona pace di Ungaretti a Roma d'autunno non cadono solo le foglie dagli alberi, non rimosse, ma direttamente gli alberi, metafora di un disastro quotidiano inflitto a tutti noi.
paolo@graldi.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero