Verdone all'Università di Chieti la lezione tra risate e selfie

Verdone a Chieti
CHIETI - «Voi mi adorate? E allora vedete che la cosa è reciproca?». È uno dei suoi personaggi più noti, il Furio di "Bianco, rosso e Verdone", a far conquistare a Carlo...

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CHIETI - «Voi mi adorate? E allora vedete che la cosa è reciproca?». È uno dei suoi personaggi più noti, il Furio di "Bianco, rosso e Verdone", a far conquistare a Carlo Verdone l’auditorium stracolmo dell'università d'Annunzio. Ieri il regista e attore romano è arrivato a Chieti, prima di approdare a Penne per ritirare il premio per il volume "La casa sopra i portici". E nell'ateneo teatino, dopo aver concesso selfie e autografi, si è raccontato senza filtri, complice la presenza dell'amico Enrico Vanzina, presidente della giuria, Carlo Manzoli (figlio di uno dei fondatori della d’Annunzio) e del direttore scientifico Antonio Sorella. A fare gli onori di casa Liborio Stuppia e il rettore Carmine Di Ilio, che a Verdone ha regalato una foto che lo immortala, nel 1989, impegnato in un match di beneficenza proprio con la rappresentativa della d’Annunzio. E proprio all’Abruzzo Verdone è legatissimo: fu Pescara a premiarlo in maniera straordinaria ai botteghini all’uscita del suo primo film "Borotalco".


A lui basta poco per aprirsi, svelare il segreto di quel libro «vero e sincero, in cui racconto tutto ciò che non voglio dimenticare della casa in cui sono cresciuto. È uno specchio molto nitido della mia anima». Un omaggio ai genitori, cui era legatissimo, e al suo carattere: «Sempre melanconico, ma dotato di grande ironia. Il mio temperamento e il mio umore - spiega il regista - appartengono più ai miei primi filmetti sperimentali, girati con una camera venduta da Isabella Rossellini». Eppure, il grande pubblico lo ha amato soprattutto per la comicità dei suoi tormentoni. «Alcuni li ho inventati io - confessa - ma la maggior parte li sentivo nei discorsi degli altri». E via a raccontare la genesi del maniaco del controllo Furio o l’emigrante Pasquale Ametrano. E dopo 38 anni di carriera, Verdone non ha dubbi: «Se dopo 38 anni sono qui, non è stata fortuna ma è per il mio modo di vivere, mai da protagonista». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero