In venti sul treno non vogliono pagare il biglietto: è bagarre

In venti sul treno non vogliono pagare il biglietto: è bagarre
Rifiutano di esibire il biglietto e, quando la capotreno li invita a scendere alla prima fermata utile, si oppongono e restano a bordo del convoglio fino alla fine del viaggio. I...

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Rifiutano di esibire il biglietto e, quando la capotreno li invita a scendere alla prima fermata utile, si oppongono e restano a bordo del convoglio fino alla fine del viaggio. I portoghesi sui treni non sono una novità, ma quando te ne ritrovi davanti una ventina in un colpo solo può diventare un problema. Specie per il personale viaggiante. Nessuno si è fatto male, va detto, ma i passeggeri che affollavano il convoglio della Sangritana hanno temuto l’aggressione fisica ai danni della dipendente.


E’ successo ieri, tratta Vasto – San Salvo – Pescara, treno regionale Sangritana, partito dopo le 13. «Avevamo da poco superato la stazione di Casalbordino - racconta una viaggiatrice vastese, la stessa che, allarmata, ha telefonato al 113 – quando la capotreno si è avvicinata a un gruppo di ragazzi di colore per il controllo del biglietto. I giovani, che, evidentemente, non ce l’avevano, sono stati invitati a scendere alla fermata successiva, quella di Fossacesia – Torino di Sangro, ma non ne hanno voluto sapere. Irremovibili. E’ stato a quel punto che, assieme ad altri passeggeri, molte le donne presenti sul convoglio, ho temuto il peggio. Quei ragazzi erano tanti e, una parola di troppo, avrebbe potuto scatenare una reazione. La capotreno, umiliata, è riuscita per fortuna a mantenere la calma e, a quel punto, i giovani l’hanno lasciata perdere, spostandosi da un’altra parte del treno. Col telefonino ho allertato il 113 che, a sua volta, ha smistato la chiamata al 112: poi non so com’è andata a finire. Dico solo –conclude la donna - che tutto questo mi sembra ingiusto». Terminato il suo turno, fa sapere la Sangritana, divisione ferro della società Tua, la capotreno, una delle più esperte, ha segnalato lo sgradevole Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero