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Non si placa la polemica dopo la decisione di spostare i profughi ucraini dagli hotel del Teramano. Ad alzare la voce, adesso sono i titolari delle strutture ricettive: «Saremo costretti a licenziare i nostri collaboratori in un momento in cui grava sulle famiglie caro bollette e inflazione», un discorso che non riguarda, tra l'altro, solo il loro settore - dicono - ma anche l'indotto, cioè bar, ristoranti, negozi di abbigliamo, cartolibrerie e giochi per bimbi dove i profughi comunque spendono.
«La nostra economia è basata solo sul turismo estivo e in inverno è tutto chiuso - dicono gli albergatori che vogliono rimanere anonimi - Sarà difficile ora dire a un padre di famiglia: domani puoi rimanere a casa perché non c'è più lavoro per te».
Chiedono una soluzione, a pari costo e condizioni praticate alle associazioni del terzo settore, che dovranno occuparsi in futuro degli ucraini. «Noi come Federalberghi - dice - il presidente Giammarco Giovannelli ci stiamo occupando dei forti ritardi, anche 90 e 120 giorni, dei pagamenti dallo Stato per l'accoglienza dei profughi, in un momento molto complicato per gli hotel». Per quanto riguarda la redistribuzione dei profughi, dice: «Siamo al corrente che tantissime persone si ritroveranno senza lavoro. Ma questa è una decisione che è stata presa dal Governo, non possiamo farci nulla».
Mauro Casinghini, direttore dell'Agenzia regionale di protezione civile, precisa: «Gli ucraini ospitati nel Salernitano nelle strutture delle organizzazioni del Terzo Settore sono tuttora lì e sono contenti della soluzione di accoglienza offerta dallo Stato. L'attuale fase prevede la fine dell'accoglienza temporanea presso gli alberghi con lo spostamento in strutture con maggiori servizi garantiti dagli enti gestori e un livello di comfort più duratura. L'accoglienza dei cittadini ucraini da parte dello Stato prosegue quindi senza soluzione di continuità. Gli ucraini sono liberi di accettare o meno le soluzioni di accoglienza proposte. In base agli indirizzi operativi diramati dal Dipartimento nazionale della Protezione civile, la rinuncia da parte del cittadino ucraino alla soluzione di accoglienza diffusa proposta equivale di fatto alla rinuncia al sistema di accoglienza. Ciò non esclude la possibilità di rimanere in Italia attraverso l'individuazione di soluzioni abitative d'iniziativa e scelta privata».
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