Ha ucciso la compagna, Carbone: «Volevo suicidarmi»

Ha ucciso la compagna, Carbone: «Volevo suicidarmi»
Aveva pensato di uccidere la compagna e farla finita a sua volta, un omicidio-suicidio per uscire da una sorta di tunnel di esasperazione causata, a suo dire, dalla situazione di...

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Aveva pensato di uccidere la compagna e farla finita a sua volta, un omicidio-suicidio per uscire da una sorta di tunnel di esasperazione causata, a suo dire, dalla situazione di conflittualità che la donna aveva con il marito, fra reciproche denunce e tensioni. Ma dopo aver ucciso la donna con un colpo di pistola alla testa, Giovanni Carbone non ha trovato il coraggio di suicidarsi.

Certo è che il 39enne di origine materana ha deciso tragicamente il destino di Eliana Maiori Caratella mentre il suo è nelle mani della giustizia e ora rischia l'ergastolo. Ieri Carbone, raggiunto in carcere a Lanciano dal difensore di fiducia, l'avvocato Franca Zuccarini, nell'udienza di convalida avvenuta in video conferenza con il Gip Luca De Ninis, ha dato la sua versione su quanto accaduto il mattino del 19 dicembre nella casa in cui vivevano, a Miglianico, con i due figli piccoli di lei nati dal precedente matrimonio. L'ho uccisa per liberare entrambi da questa sofferenza, non ce la facevamo più a sopportare questa situazione, avrebbe detto, ammettendo in lacrime di aver sbagliato: io la dovevo prendere e ce ne dovevamo andare, per vivere la nostra vita altrove. Non ha spiegato cosa sia accaduto nelle quattro ore fra il momento in cui ha sparato, e quello in cui si è costituito ai Carabinieri di Miglianico. Carbone ha anche detto di aver acquistato la pistola, la cui detenzione ha fatto scattare l'aggravante, per difesa personale, e non per commettere l'omicidio, e che non aveva intenzione di fuggire: aveva preparato un paio di bagagli perché sapeva che una volta costituitosi, lo avrebbero arrestato e non sarebbe più tornato a casa. Il giudice si è riservato l'ordinanza.

L'uomo è accusato di omicidio volontario, di detenzione e porto illegale della pistola in luogo pubblico e di ricettazione dell'arma stessa. Carbone ci avrebbe provato tre volte a premere il grilletto: un proiettile è rimasto in canna, pronto per essere esploso, altri erano nel caricatore. L'arma durante la perquisizione è stata trovata nella tasca del giaccone dell'uomo, che subito dopo aver sparato potrebbe anche essere uscito per poi rincasare. L'uomo ha raccontato che fra lei e la Caratella non c'erano problemi, una coppia che sembrava affiatata almeno fino al 14 dicembre, quando Carbone e la Caratella (lui era solito accompagnarla) erano andati insieme in Tribunale per una duplice udienza: la prima relativa alla separazione di lei dal marito, la seconda dinanzi al Gip per discutere l'opposizione a una richiesta di archiviazione in seguito a una denuncia per esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Cosa è successo fra il 14 e il 19 da portare a un omicidio? Lei aveva scoperto qualcosa sul conto del compagno e magari voleva denunciarlo o lasciarlo? Oggi pomeriggio in Procura verrà affidata l'autopsia al professor Cristian D'Ovidio.

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Il Messaggero