Lady Verrigni e la “sosia” molesta: il caso finisce sui social

Lady Verrigni e la “sosia” molesta: il caso finisce sui social
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 «In un periodo come questo, in cui le imprese sono così concertate a superare tutta una serie di difficoltà: recuperare il fatturato che abbiamo comunque perso a causa della pandemia, tutelare il lavoro dei nostri dipendenti e far fronte anche ai prossimi mesi autunnali che si prevedono durissimi, mi devo anche occupare e preoccupare di una mitomane che si spaccia per me». È arrabbiata Francesca Petrei Castelli, titolare del famoso pastificio Verrigni di Roseto degli Abruzzi.




Mercoledì sera il suo lungo sfogo su Facebook: «Ultimamente è capitata una situazione davvero singolare. Una signora che frequenta ristoranti laziali e non solo, millantando essere la proprietaria del pastificio Verrigni. Abbiamo provveduto a farla ammonire dal nostro legale, sperando che ponga fine a questa colossale bufala. Ma, per tutta risposta, la signora ha addirittura telefonato al mio socio offrendosi prima di acquistare una prelazione sulle sue quote e poi addirittura di entrarne in possesso». Stando sempre al suo racconto, nei confronti di questa donna, di origini abruzzesi ma da anni residente a Roma, c’era già stata una querela per molestie telefoniche tre anni fa. «Molto probabilmente - spiega Francesca Petrei Castelli - per una vecchia storia di un appuntamento negato. Alcune chiamate erano minacciose. Una vera e propria stalker. Dopo mesi di sopportazione e visto che non desisteva, sono stata costretta a sporgere denuncia. Tra l’altro, cosa che è contro la mia natura. Infatti, ci accordammo che se mi avesse lasciato perdere io non sarei andata avanti. Promessa mantenuta fino a poche settimane fa, quando un cliente mi ha telefonato per informarmi che nel suo ristorante c’è una donna che si spaccia per me. Ho chiamato altri ristoratori, sia nella capitale che in tutto il Lazio e vengo a sapere che non era l’unico. Per questo motivo l’ho fatta contattare dai legali. Mi auguro che finisca, altrimenti sarò nuovamente costretta a ricorrere alla querela». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero