Altre risate sul terremoto: «Andiamo lì ci sono vent'anni di lavori da fare»

La Dia di Palermo
L'AQUILA - «Oggi sono andato nelle zone terremotate, sono scappato per L'Aquila, minchia disastri». Dall'altro...

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L'AQUILA - «Oggi sono andato nelle zone terremotate, sono scappato per L'Aquila, minchia disastri».




Dall'altro capo del telefono: «... Minchia ci dobbiamo andare, secondo me per dieci anni, per i prossimi dieci anni di lavoro solo là saranno per l'Italia, per l'edilizia... Minchia quante macerie... cumuli di macerie». Mentre l'Italia piangeva sui drammatici eventi legati al sisma, Cosa Nostra, rideva, prefigutando affari d'oro. Un “imprenditore senza scrupoli” al quale ora la Dia di Palermo gli ha sequestrato la somma record di 1 miliardo e 800 milioni di euro, un sequestro che in Italia non trova precedenti. Al telefono parlano gli imprenditori Carmelo Virga, Franco Diesi, del mandamento di Corleone. Le carte della Procura di Palermo evidenziano anche contatti con i palazzi del potere romani, (anche ministeri) per mettere le mani sulle commesse per la ricostruzione post terremoto. E ogni qual volta Virga parla degli affari che si potevano fare sulla tragedia aquilana, annotano gli investigatori della Dia di Palermo, lui mostrava una esplicita gioia.



L’INCHIESTA

Un esempio è l'intercettazione del 22 aprile con un architetto che gli aveva chiesto: «Allora ce n'è di lavoro là?». “Vent'anni di lavoro», ha risposto Virga, con un'immancabile risata. E sempre L'imprenditore di Corleone al quale ora la Dia ha sequestrato tutto tutto diceva: «Perché onestamente qualcosa la vorrei intrapre... perché c'è tutto da fare... organizziamo uno studio tecnico privato... mettiamo quattro baracche di legno in qualunque modo organizziamo... compriamo un pezzo di terreno». E Salvatore Lanzalaco (pentito di mafia) lo tranquillizzava: «Abbiamo proprio i riferimenti giusti». Ancora Virga: «Quando dici tu io salgo perché il tempo è ora». Le indagini della Dia proseguono ma quelle risate, le ennesime, riportate nelle diverse inchieste del post terremoto, a sei anni dai tragici accadimenti sono un pugno nello stomaco. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero