Respinto il secondo ricorso, il falegname resta in carcere. La moglie: «Ci sono rimasta male»

Rolando Di Gregorio 56enne è in cella a Cuba dal primo marzo con l'accusa di omicidio

Respinto il secondo ricorso, il falegname resta in carcere. La moglie: «Ci sono rimasta male»
«Purtroppo, i giudici cubani hanno respinto per la seconda volta l’istanza di scarcerazione su cauzione per mio marito». A parlare è la moglie di Rolando...

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«Purtroppo, i giudici cubani hanno respinto per la seconda volta l’istanza di scarcerazione su cauzione per mio marito». A parlare è la moglie di Rolando Di Gregorio, il falegname di 56 anni di Roseto, in provincia di Teramo, detenuto con l’accusa di aver ucciso l’imprenditore calabrese Francesco, Franco, Sciammarella, 76 anni, avvenuto il primo marzo scorso nella città di Las Tunas, a Cuba. Nella sua voce si avverte delusione. Poi aggiunge: «L’avvocato mi ha detto che presenterà una terza istanza per richiedere la liberazione». E spiega che il legale le ha fatto sapere che a Cuba le istanze di scarcerazione si possono presentare al massimo tre volte.


L’OTTIMISMO
In cuor suo, la moglie sperava in una decisione positiva e ci è rimasta lo male perché sa che suo marito è innocente. «Ma sono ottimista. Bisogna esserlo in questi casi. Spero che l’ultimo ricorso possa essere accolto» aggiunge. E riferisce che il console dell’ambasciata all’Avana le ha spiegato che, secondo la legislazione cubana, nei casi di reati violenti è prevista una detenzione di circa 60 giorni, che serve alle forze dell’ordine per concludere le indagini. Ma la cosa che la fa stare tranquilla, dice la donna, è il risultato dell’autopsia. «Ha stabilito che non c’è stata nessuna colluttazione tra i due italiani e il corpo del calabrese non presenta colpi alla testa da corpo contundente, bensì un taglio compatibile con una caduta sull’asfalto». Una notizia che la moglie del falegname ha saputo solo qualche giorno fa, perché le voci che sono circolate inizialmente erano opposte e gettavano ombre sulla posizione del falegname. «Sciammarella è morto dopo essere stato colpito alla testa con un corpo contundente», si era detto subito dopo l’arresto a Cuba di Di Gregorio che, però, fin da subito aveva detto di aver agito dopo essere stato aggredito dal calabrese. E l’avvocato cubano, ora, sta sostenendo la tesi della legittima difesa. A supporto ci sono le testimonianze, prese a verbale dalla polizia locale, di un italiano (collega di lavoro del rosetano) che era con Di Gregorio a cena quella sera e di un ex poliziotto cubano e, stando a quanto si apprende, avrebbero raccontato entrambi la stessa versione dei fatti che collima con quella dell’arrestato.


LA LITE


Sciammarella qualche settimana prima dell’aggressione aveva dato 120.000 pesos al falegname, equivalenti a circa 500 euro, per realizzare delle porte, lavoro non effettuato perché il falegname era dovuto tornare in Italia. Il primo marzo, Di Gregorio, ritornato a Cuba, ha incontrato Sciammarella in un ristorante a circa 300 metri da casa e ha provato ha restituirgli i soldi in pesos, come era stato pagato. Sciammarella, però, li pretendeva in euro. A quel punto è andato su tutte le furie, gli avrebbe sferrato tre colpi con il casco in faccia, lo avrebbe strattonato per la camicia e poi colpito due volte in faccia con una testata. Rolando, per difendersi e allontanarlo, gli avrebbe dato una spinta sul petto. Sciammarella è caduto a terra e ha battuto la testa, è morto poso dopo in ospedale.
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Il Messaggero