Si impicca in cella a 20 anni, l'autopsia: «Patrick morto asfissiato»

Si impicca in cella a 20 anni, l'autopsia: «Patrick morto asfissiato»
Morto per asfissia Patrick Guarnieri, 20 anni, deceduto in una cella del carcere di Castrogno, nel giorno del suo compleanno, il 13 marzo. È quanto ha stabilito...

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Morto per asfissia Patrick Guarnieri, 20 anni, deceduto in una cella del carcere di Castrogno, nel giorno del suo compleanno, il 13 marzo. È quanto ha stabilito dall’autopsia, eseguita a Teramo dall’anatomopatologo Giuseppe Sciarra, nominato dalla procura. Presente all’esame il consulente della famiglia del ragazzo, il medico Gabriele Paolini. Adesso si attendono i risultati delle analisi istologiche sui tessuti e quelle tossicologiche per completare la relazione sul decesso. I risultati saranno disponibili tra 30 giorni. Sul corpo non sono stati riscontrati lividi, lesioni o fratture.

«Aspettiamo il risultato delle analisi per cercare di capire meglio la causa che ha portato alla morte un giovane di 20 anni. Durante l’autopsia sono state riscontrate delle ecchimosi sul collo, quindi, al momento ci sono alcuni dubbi per parlare solo di suicidio», afferma Paolini. Sulla vicenda, si sono indagini in corso, coordinate dalla pm Monia Di Marco che ha anche disposto il sequestro dei video interni del sistema di sorveglianza del carcere, dei verbali dei passaggi di controllo nella cella degli agenti della penitenziaria, della cartella clinica.

Patrick Guarnieri, di etnia rom, era entrato in carcere lunedì scorso per l’aggravamento della misura a causa delle violazioni dall’obbligo di dimora a Giulianova, infranto spesso, dicono le indagini, per commettere furti. Era stato arrestato a Milano, denunciato a Roma e segnalato a Napoli. Ma la famiglia, fin dal primo istante ha avuto dubbi sull’ipotesi del suicidio (il ragazzo è stato trovato impiccato con le lenzuola al bagno della cella) e ha presentato due denunce: una è del padre, assistito dall’avvocato Gianfranco Di Marcello, e l’altra della zia, tutelata dall’avvocata Daniela De Sanctis. Per i familiari le condizioni di salute del ragazzo («con problemi di udito e difficoltà cognitive», hanno spiegato) non erano compatibili con il regime carcerario. I familiari non credono al suicidio e hanno riferito di «una lite e urla» quella notte in carcere. Ipotesi al momento tutte da verificare.

Prima di essere portato a Castrogno, quando i carabinieri della compagnia di Giulianova sono andati a prenderlo nella sua abitazione per notificargli la revoca dell’obbligo di dimora, il giovane sarebbe andato in escandescenza e durante il viaggio avrebbe accusato un malore, probabilmente un attacco di ansia. Per questo i militari lo hanno accompagnato al pronto soccorso del Mazzini di Teramo dove è stato tenuto sotto osservazione per 3 ore e dimesso senza nessuna terapia farmacologia. Nello stesso carcere era detenuta anche la madre del ragazzo che, appresa la notizia della morte del figlio, ha accusato un malore ed è attualmente ricoverata in ospedale e piantonata. I funerali sono oggi, alle 16, nella chiesa Madre di Mosciano Sant’Angelo.

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Il Messaggero