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«Voglio portare in Italia mia sorella con i suoi due figli, ma uscire dall’ Ucraina adesso non è facile». Nikola è uno dei molti ucraini che vive a Teramo, lui da ormai 15 anni, originario di Kropyvnc’kyj, una città che si trova nel centro dell’ Ucraina. Una parte dei suoi parenti è in Russia. «Con alcuni abbiamo chiuso i rapporti - racconta - perché loro sono d’accordo con i discorsi di Putin. Con agli invece no, ma non possono parlare con noi, sennò arriva la polizia». Nikola è molto preoccupato. «Ho parlato con mia sorella al telefono. Lei vive a Odessa. Lì sentono le bombe. Mi ha raccontato che i ponti per uscire dalla città li hanno abbattuti così è più difficile poter scappare. I mezzi pubblici e i treni sono tutti fermi», prosegue nel racconto. La sua unica speranza, adesso, è nel corridoio umanitario. Uno dei figli di sua sorella non sta bene. Anche i suoi genitori vivono ancora in Ucraina, «ma loro non la vogliono lasciare la propria terra, dicono che sono nati qui e qui vogliono restare». Nikola, invece, quindici anni fa ha lasciato la sua terra «perché- dice – in Ucraina già all’epoca non c’era la possibilità di avere un futuro tranquillo anche se lavorando onestamente». A Teramo ha trovato impiego come operaio. Si è sposato con una sua connazionale e suo figlio è nato in Italia. «È proprio pensando a lui e ai tanti bambini ucraini, vittime innocenti di questa situazione che spero nella pace – aggiunge - Tanti di noi hanno parenti e amici in Russia e siamo sempre stati amici. Nessuno si aspettava la guerra».
Il Messaggero