Cade in una buca: risarcito dal Comune. Dopo 4 anni il "cratere" è ancora lì

Cade in un buca: risarcito dal Comune. Dopo 4 anni il "cratere" è ancora lì
Non tutte le buche sono uguali. Almeno per la giurisprudenza. Ma a quanto pare neanche per il Comune di Teramo perché se esistono buche che vengono richiuse dopo le...

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Non tutte le buche sono uguali. Almeno per la giurisprudenza. Ma a quanto pare neanche per il Comune di Teramo perché se esistono buche che vengono richiuse dopo le segnalazioni, l’amministrazione dovrebbe sapere bene che ce n’è una per la quale proprio l’ente è stato recentemente condannato a pagare un risarcimento a un cittadino di 5mila euro, oltre le spese legali, che sta lì da ormai 4 anni. Si trova nei pressi di via Bafile, a bordo strada, vicino ad un guardrail semi divelto, ed è dove, in una serata di giugno del 2017, un pedone ci è finito dentro con la gamba mentre passeggiava di sera, riportando, così come da referto iniziale dell’ospedale Mazzini, un trauma distorsivo del ginocchio sinistro con una lesione ai legamenti e una prognosi di 15 giorni.

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Trauma per il quale ha dovuto, poi, effettuare successive visite specialistiche e cure fino a settembre dello stesso anno. Una vicenda che lascia perplessi proprio perché ad oggi quella buca ancora è lì, ora ricoperta da una folta vegetazione che la rende ancora più pericolosa, così come segnala pure lo stesso legale dell’uomo, l’avvocato Antonella Galizia. Negli ultimi tempi diverse sentenze hanno escluso o riconosciuto la responsabilità dell’ente gestore della strada a seconda del grado di responsabilità del pedone. In questo caso specifico il giudice di pace ha scritto nella sentenza che «risulta dimostrato il rapporto causale tra la cosa in custodia del convenuto e le lesioni patite» dal pedone e che non è stato dimostrato, inoltre, che la caduta che ha procurato le lesioni sia dipeso da un evento eccezionale ed assolutamente imprevedibile. La caduta, insomma, è stata causata dalla presenza della buca, la quale rappresentava un’insidia: non era prevedibile, non era visibile, né evitabile. Motivo per cui il Comune è stato condannato al risarcimento del danno, ma nonostante ciò non ha fatto ancora nulla per porre un rimedio definitivo a quell’insidia.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero