Litigano, tenta di investire otto volte l'amico con l'auto: sotto accusa

Litigano, tenta di investire otto volte l'amico con l'auto: sotto accusa
Ha provato ad investire con l’auto un amico per ben otto volte dopo un litigio, sembrerebbe per una riparazione ad un veicolo che l’investitore aveva...

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Ha provato ad investire con l’auto un amico per ben otto volte dopo un litigio, sembrerebbe per una riparazione ad un veicolo che l’investitore aveva commissionato all’altro e già pagato, ma mai effettuata. Un tentato omicidio secondo la ricostruzione dell’accusa per cui è finito a processo il 30enne di Sant’Omero, A.S. (difeso dagli avvocati Filomena Gramenzi e Antonio Di Gaspare). L’episodio è avvenuto la sera del 27 aprile del 2021 a Sant’Egidio.

A chiamare i carabinieri è stato un residente del posto che quella stessa sera, mentre si trovava in casa, ha sentito le urla provenire dalla strada. «Quando ho alzato la serranda del balcone ho visto un ragazzo vicino a un palo della luce che gridava – ha raccontato, ieri, in udienza il testimone di quei fatti - C’era un’auto, una Fiat Punto bianca, che tentava di investirlo. Alla guida c’era un uomo e accanto a lui, una donna». In realtà, all’inizio il residente aveva pensato a un battibecco. «Ma quando ho visto che la cosa iniziava a degenerare – ha proseguito – mi sono spaventato e non sono neanche uscito sul balcone per paura. Però ho subito chiamato i carabinieri e poi l’ambulanza». A quanto pare la persona che si trovava in strada, un 40enne, era alterato, tirava calci all’auto per tentare di difendersi e inveiva contro l’amico in auto, urlandogli anche di scendere dal veicolo. «Un paio di volte è stato colpito dal cofano». Nel capo d’imputazione di parla di sei tentativi di investimento andati a vuoto. 

«Dopodiché l’ha preso e gli ha fatto fare un balzo di diversi metri», ha continuato nel racconto il testimone. A quel punto erano diventati otto i tentativi, con l’ultimo andato a segno, quando il 40enne è rimasto a terra e a soccorrerlo è arrivato uno sconosciuto che si è messo a cercare nell’erba il cellulare. In seguito all’accaduto la vittima ha riportato una serie di fratture e lesioni guaribili in 30 giorni e adesso è parte civile nel processo. 

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Il Messaggero