Teatrozeta: la Regione Abruzzo taglia i fondi del 30%

Teatrozeta
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«Qui pianeta cultura.... mi sentite? Dal pianeta terra o meglio dal pianeta “terra desolata” d’Abruzzo non arriva alcun contatto, tutto tace!». Non è l’introduzione di una nuova piece teatrale, anche se lo lascia pensare, ma l’ulteriore appello tra i tanti emersi negli ultimi mesi e anche questo rivolto alla Regione Abruzzo. A gridarlo è Manuele Morgese professione attore oltre che direttore artistico del TeatroZeta dell’Aquila. A quanto affermato da Morgese, si tratterebbe di un taglio fondi pari al 30% che non giova di sicuro alla ben nota attività del teatro.


Parla di una missiva indirizzata al presidente Marsilio e al dirigente del settore cultura Zappacosta della regione, che non ha mai ricevuto alcuna risposta infatti, - denuncia Morgese - «la regione Abruzzo in un momento così difficile, reso oggi ancor più drammatico dall’emergenza Covid, ha ben pensato di confermare il taglio del 30% al contributo annuale Furc, per le tantissime attività del cinema Teatro Zeta che dirigo; questo vuol dire metterne seriamente a rischio l’esistenza; l’ultimo contributo risicato assegnato nel 2019 sostiene tutte le attività artistiche e sociali del teatro, due stagioni teatrali, del cinema riconosciuto dal Fus – ministero della compagnia, riconosciuta dal ministero e della scuola; il dirigente del settore cultura, da poco riconfermato, dottor Zappacosta - continua Morgese – ha fatto e fa come Ponzio Pilato: dovrebbe trattare la materia cultura e spettacolo, con meno preconcetti e dopo gli anni trascorsi alla direzione del settore reputo che dovrebbe sapere bene “chi fa” e “chi non fa” e soprattutto “chi fa cosa”».

«L’unico confronto che ho avuto con lui è stato al telefono i primi di gennaio, allorquando sollecitavo una risposta per iscritto alla mia istanza, inviata per conoscenza anche al presidente Marsilio, risposta mai avuta”.

Secondo Morgese, dalla chiacchierata sarebbe emerso come «l’applicazione di certe metodologie meramente politiche,  che trovano riscontro nel taglio al Teatro Zeta, in barba alla meritocrazia e che, a mio parere, nulla c’entrano con lo spettacolo e la cultura e inoltre rimprovera al direttore Zappacosta di non essere non aver mai visitato il teatro ne tanto meno di sapere dell’esistenza del neonato Cinemazeta; non ha mai visto e toccato con mano che oltre agli enti storici in città, ci sono altri enti non storici che operano sul territorio regionale con parametri qualitativi e quantitativi indiscutibili, e non parlo solo degli enti Fus».

Non giudica corretto e lecito,  ribadisce l’attore, «sottoporci all’otto volante di un contributo che sale e scende senza senso da anni e sempre più in basso; per non parlare del sistema pasticciato del Furc (L.R. 23 dicembre 2014, n. 46), che aleatoriamente richiama a atti di indirizzo che non si capisce bene quali siano e che a volte
segue pedissequamente le linee Fus del ministero, mentre in alcuni casi e per alcuni Enti, no. Infatti secondo la normativa Fus, attraverso il decreto per il sisma 2009, Teatrozeta non potrebbe subire un taglio così corposo, come ben sa il dottor Zappacosta».


Nelle conclusioni il direttore del Teatrozeta pone un interrogativo: «Come mai alcuni enti regionali hanno visto incrementare il loro contributo ed altri no? O meglio, come mai ad alcuni viene addirittura decurtato, come nel caso del Teatrozeta o anche del Teatro dei Colori di Avezzano? Senza cultura non c’è futuro, e con il collasso culturale e artistico degli ultimi anni i risultati sono evidenti».
Sabrina GIangrande Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero