Non invia le cartelle cliniche dei detenuti al pm: condannato ex sindaco

Inflitto un anno al medico del carcere Fabio Federico. La sua difesa: "Avevo incaricato un collega"

Non invia le cartelle cliniche dei detenuti al pm: condannato ex sindaco
Si era rifiutato, o meglio non aveva ottemperato, alla richiesta dell’autorità giudiziaria che aveva sollecitato Fabio Federico, ex sindaco della città, in...

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Si era rifiutato, o meglio non aveva ottemperato, alla richiesta dell’autorità giudiziaria che aveva sollecitato Fabio Federico, ex sindaco della città, in qualità di dirigente medico del carcere di Sulmona, a consegnare alcune cartelle cliniche di detenuti reclusi in via Lamaccio. Carte che servivano agli inquirenti per acquisire documentazione necessaria ad indagini e processi e che sui banchi delle autorità erano arrivate con ritardo, evidentemente eccessivo per la procura che ha deciso, per questo, di mettere sotto processo Federico. Un rifiuto indebito, insomma, che ieri è costato all’ex sindaco e medico, la condanna a un anno di reclusione (pena sospesa) e al pagamento delle spese processuali. A comminare la pena è stato il Collegio del tribunale di Sulmona, presieduto dal presidente Pierfilippo Mazzagreco che, della versione data da Federico, non ne ha voluto sapere.

 

L’ex sindaco di Sulmona si era difeso infatti sostenendo che la richiesta dell’autorità giudiziaria non era stata evasa perché se ne stava occupando un suo collega medico e che per questo lui non aveva seguito la pratica. Federico, però, al tempo, era l’estate del 2022, era ancora il responsabile-dirigente sanitario del carcere e per questo i giudici hanno ritenuto lui responsabile dell’omissione. Pratica che, tra l’altro, era stata poi evasa a distanza di pochi giorni. Quanto basta, insomma, perché l’imputato abbia già annunciato un ricorso in appello a questa sentenza per un “disservizio” verificatosi in un ambiente molto complesso e in grande affanno burocratico, dove cioè la carenza di personale sanitario (e non solo sanitario) ha reso difficile operare, tanto più che la popolazione carceraria è in costante sovrannumero da anni.
 

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Il Messaggero