Stuprata e picchiata dagli scafisti, donna partorisce ma la bimba vive solo pochi giorni

Stuprata e picchiata dagli scafisti, donna partorisce ma la bimba vive solo pochi giorni
E' stata tenuta in vita per tre settimane, collegata a un meccanismo di ossigenazione extracorporea a membrana (Ecmo), ma alla fine le sue condizioni cliniche sono precipitate...

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E' stata tenuta in vita per tre settimane, collegata a un meccanismo di ossigenazione extracorporea a membrana (Ecmo), ma alla fine le sue condizioni cliniche sono precipitate e i medici dell’Ospedale Gaslini di Genova - dov’era ricoverata - l’hanno lasciata andare. Pochi giorni fa è stato questo il triste epilogo della vita, finita ancora prima di iniziare, di Joy (un nome di fantasia): la bambina nigeriana nata prematura, in 26 settimane con un peso di 550 grammi, all’Ospedale Civile di Pescara che, dopo cinque mesi trascorsi tra incubatrice e fisioterapia, a causa dei gravi problemi respiratori che accusava, nella notte tra il 19 e il 20 febbraio scorso era stata trasportata d’urgenza - attraverso un volo umanitario richiesto dalla Prefettura - all’ospedale pediatrico ligure. Un trasporto eccezionale non solo per la criticità delle condizioni della piccola, ma anche per la sua organizzazione logistica che aveva richiesto il decollo, dalla base della 46ª Brigata aerea di Pisa, di un C-130 dell’Aereonautica militare: l’unico abbastanza grande così da trasportare al suo interno un’ambulanza di rianimazione pediatrica del Gaslini - caricata dapprima a Genova nella stiva - fin sulla pista dell’Aeroporto d’Abruzzo, dove Joy è stata dapprima stabilizzata e poi trasportata all’Ospedale pediatrico Gaslini, dove l’iniziale speranza ha dovuto arrendersi al dolore della morte.


Una morte e un parto prematuro causati dalle percosse subite a Pescara dalla madre ventitreenne Blessing (un altro nome di fantasia) perché incinta. La giovane vittima della tratta di essere umani, infatti, dopo essere stata violentata in Libia era stata fatta arrivare in Italia per avviarla alla prostituzione. Qui il contatto con la madam a cui era legata da un giuramento segreto - il juju - che l’obbligava a pagare un debito di 30 mila euro. Un ennesimo viaggio della speranza, quello della giovane nigeriana, divenuto un incubo proprio nel capoluogo adriatico. E per Blessing, dopo aver seguito il decorso della figlioletta assistita dagli operatori dell’associazione On the road, non è ancora finita perché a Pescara l’organizzazione criminale - intenta a riscuotere il debito - potrebbe cercarla. Fortunatamente, il Sistema nazionale anti-tratta troverà per lei una nuova casa sicura, dove poter rielaborare il lutto e tornare a vivere. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero