Studente assolto dall'accusa di stupro, la ragazza: «Ho detto la verità»

Studente assolto dall'accusa di stupro, la ragazza: «Ho detto la verità»
«Ho perorato gli interessi di una ragazza che ha sofferto ed ha sicuramente detto tutta la verità quando ha presentato la querela. Circostanza che si rispecchia nella...

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«Ho perorato gli interessi di una ragazza che ha sofferto ed ha sicuramente detto tutta la verità quando ha presentato la querela. Circostanza che si rispecchia nella richiesta a 6 anni di reclusione avanzata dal pubblico ministero». Così Gaetano Berardi, del Foro di Chieti, legale di fiducia della studentessa università di 25 anni di Chieti (iscritta all’Ateneo dell’Aquila), che l’8 marzo dl 2019 aveva denunciato un altro studente universitario, M.R. di 25 anni di Chieti (iscritto all’Università di Ingegneria dell’Aquila), per violenza sessuale e lesioni, assolto due giorni fa (con formula dubitativa) dal Tribunale dell’Aquila in sostanza per non avere percepito il dissenso della ragazza. 

Per capire meglio occorrerà leggere le motivazioni, sulle quali non è escluso che il pm titolare del fascicolo, Roberta D’Avolio possa fare Appello, visto che per il giovane imputato aveva chiesto una condanna molto dura. Prima del termine della fase istruttoria, l’imputato ha risarcito la parte offesa; una strategia difensiva più volte praticata dagli avvocati per “alleggerire” la contestazione e dare un segnale di ravvedimento. Di qui la difficoltà da parte dell’avvocato Berardi di commentare l’assoluzione «in quanto mi manca un pezzo dell’istruttoria».

Lo stesso avvocato del Foro di Chieti, però ha precisato che restano per lui valide le contestazioni mosse dalla sua cliente e più in generale dall’accusa. Essendo uscita dal processo, la parte civile, pur volendo, non può impugnare la sentenza. La vicenda giudiziaria ora definita ruotava attorno ai due studenti universitari che si erano conosciuti non molto tempo prima, i quali al termine di una cena trascorsa con altri amici studenti si erano ritrovati da soli in una delle due abitazioni. Dopo i primi sguardi di intesa, si erano ritrovati a consumare un rapporto sessuale diventato violento, un atto non più consensuale da parte della ragazza (presa letteralmente a morsi dal partner) costretta poi a fare ricorso alle cure dei sanitari.

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Il Messaggero